Si è svolto a Roma dal 29 settembre al 2 ottobre il “Romics” il grande evento che coinvolge ogni anno gli appassionati di cartoni animati e fumetti, esperti del settore e i cosiddetti cosplayers.
Quest’edizione si è tenuta nei pressi della Nuova Fiera di Roma, mi sarebbe piaciuto parlare dell’evento in sé, ma trovandomi con un mio carissimo amico disabile ho per forza dovuto ricordare ancora una volta che siamo in Italia e soprattutto che ancora nel 2011 non tutti possono avere uguale accesso alle fiere o a qualsiasi altro evento, anche se importante e “ben organizzato” per accogliere gente da tutta la penisola.
Ben organizzato?
Ripercorriamo insieme le tappe del viaggio visto che quelle delle responsabilità non è stato possibile ripercorrerle.
Giorno 1/10/2011, arrivo alla stazione Tiburtina alle ore 13.45, pedana del treno chiaramente disabilitata e numerose entrate ostacolate dalla presenza della barra divisoria. Sulla banchina nessuno a cui rivolgersi per avere assistenza, chiedendo al personale è addirittura necessario tornare indietro fino alla piazza della stazione e vedere se c’è qualcuno che può aiutarmi a salire la carrozzina sul treno. Rassegnati, sollevo io con il capotreno la carrozzina, individuando l’unica porta utile per farla passare all’interno della vettura.
Alle 14.30 arriviamo alla stazione della Nuova Fiera di Roma dove il capotreno ci rassicura sul fatto che di lì a mezz’ora sarebbe arrivato qualcuno dell’assistenza per sbloccare gli ascensori, cosa non avvenuta, anzi.
Durante l’attesa incontriamo un’altra ragazza disabile bloccata in stazione dalle 14 e in attesa che venga qualcuno.
Ore 15, nessuno ancora all’orizzonte.
Sull’ascensore troviamo il numero dell’assistenza la cui sede è a Salerno, telefoniamo ma la competenza sembra essere di Trenitalia. Dunque telefoniamo alla polizia municipale, ma anche qui c’è da aspettare che arrivi qualcuno.
Ci guardiamo: non possiamo arrivare a vedere il Romics, ma per passare dall’altro lato e tornare a Roma?Fermo il conducente del treno successivo e chiedo come possiamo fare per superare il disagio, mi dice che è necessario prender quello stesso treno, arrivare a Fiumicino e ritornare indietro e ovviamente che Trenitalia non ha alcuna responsabilità ma la colpa è degli organizzatori dell’evento.
Possibile? Possibile. Ma non mi arrendo. Dall’altra parte della strada, fuori la stazione, vedo ferma una volante della polizia, la raggiungo e chiedo dove posso trovare qualcuno che mi aiuti a far uscire due disabili in carrozzina dalla stazione. Chiaramente la risposta è che non mi possono aiutare, che posso provare a chiedere direttamente all’ufficio informazioni della fiera, che lì sicuramente qualcuno ci sarà preposto all’assistenza. E ancora una volta mi incammino, arrivo alla fiera e lì in assistenza non c’è nessuno, chiedo a un vigilante che risponde “La competenza non è nostra, è di Trenitalia per quanto riguarda gli ascensori interni alla stazione”.
A niente vale la mia indignazione. È corretto infatti che chi organizza un evento del genere valuti solo il funzionamento degli ascensori interni alla fiera senza porsi il problema di come si possa entrare o uscire dalla stazione in questi casi?
Torno indietro alle ore 16, ormai rassegnata, ma con mia grande sorpresa noto che la parte laterale della stazione è aperta per via di alcuni lavori. Dall’interno, sulla banchina, è visibile in lontananza solo il cartello che nega l’accesso alla strada ma visto che la norma non è stata rispettata da chi di dovere perché negare un altro diritto fondamentale non trasgredendola a mia volta?
Sì, l’ho fatto. Ho fatto passare ben due carrozzine all’interno di un divieto, non curandomi di nulla se non del diritto di rispetto della dignità umana.
Ho visto il Romics con il mio amico, non preoccupandomi del ritorno.
Così alle 17.30 tornando alla stazione abbiamo avuto una sorpresa: dopo la minaccia di una denuncia chi di competenza, di cui ancora ignoro il nome, ha fatto in modo di sbloccare gli ascensori e consentirci il ritorno a casa.
2011 e ancora le pari opportunità sembrano un traguardo irraggiungibile, quasi quanto il pensiero per un disabile di raggiungere un luogo autonomamente. Una vergogna.