Donna e abusi, terrore e azioni a sostegno della violenza

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Qualiano, cade smartphone e picchia moglie e figlia davanti a tre bimbi

di Fabio Iuorio

Donna, parola che troppo spesso è associato a violenza, maltrattamenti vari che vanno dalle  violenze fisiche e verbali alle discriminazioni, stalking e prepotenze psicologiche; il tutto si riassume in violenza di genere.

La violenza sulle donne spesso è un fenomeno che, purtroppo, si ripercuote anche sui bambini, costretti a subire indirettamente o direttamente maltrattamenti fisici e/o morali da parte di un padre aguzzino. Maltrattamenti che potrebbero sfociare in futuro, in gravi danni dal punto di vista psicologico. Forse, ancora oggi, tutti sanno che i maltrattamenti contro le proprie madri a cui i bambini assistono, rischiano di influire sulla loro formazione futura: è infatti dimostrato che nella maggior parte dei casi esterneranno i soprusi subìti.

Questo periodo di pandemia, causata dal Covid 19,  ha portato purtroppo un notevole aumento di casi di violenza domestica, considerata anche l’impossibilità per la donna di poter chiedere aiuto trovandosi a convivere h24 con il suo aguzzino. Ma cos’è la violenza domestica?

 La violenza domestica si verifica all’interno di una relazione sia di matrimonio che di convivenza ed è un fenomeno ciclico, e per capirne le origini basta ricollegarci al “Ciclo della violenza“, teoria sviluppata negli anni ’70 da Leonore Walker. La prima fase è quella della Tensione e che inizia con una violenza verbale, e da qui mentre lui cerca il distacco lei teme un abbandono e quindi evita di contestare il proprio compagno; nella seconda fase si arriva alla vera Violenza morale e fisica per poi arrivare alla terza fase di Finto Pentimento e conseguente riappacificazione. Questa fase rappresenta per la donna un rinforzo positivo – diventando sempre più dipendente da quel legame malato – mentre l’uomo acquista sempre più potere nella mente della vittima;  inizia quindi un vero vortice della paura che inevitabilmente riporta alla seconda fase che, spesse volte, sfocia in vere tragedie. Purtroppo, troppo  spesso le donne “vittime” esitano a denunciare simili episodi, vuoi per timore ,vuoi per vergogna. Per mettere la parola fine ad un rapporto violento occorre compiere un percorso lungo dove è normale che le vittime abbiano ricadute.

Esistono, fortunatamente,  tanti centri antiviolenza, volti a dare un sostegno psicologico e legale alle donne vittime. Ne vogliamo ricordare in particolare  due sul territorio napoletano, lAssociazione InRosa, con sede a San Giuseppe Vesuviano, che si avvale del sostegno psicologico di vari esperti e di un valido supporto legale grazie all’ Avv. Eliana Iuorio e l’Associazione Vision Osservatorio Vittimologico con una delle sue eccellenti esponenti, Annalisa Perella,  esperta in violenza di genere con una precedente esperienza come operatrice dello sportello antiviolenza Frida Kahlo di Marano.

 Ho avuto modo di poter chiacchierare con lei di questo fenomeno, ecco cosa afferma: “La violenza contro le donne e i minori resta spesso nascosta all’interno delle mura domestiche, e riportata alla cronaca quando ormai queste vite sono state spezzate. La violenza ha un effetto devastante sui bambini, esponendo chi vi sopravvive al rischio di danni permanenti per la salute, lo stato emotivo, cognitivo e sociale. La violenza genera violenza: in età adulta i bambini vittime di violenza hanno maggiori probabilità di ricaderne vittima o diventarne loro stessi autori. Durante i miei sette anni  come responsabile di uno sportello antiviolenza ho accolto decine di storie di donne vittime di violenza accompagnandole fino alla fuoriuscita dal tunnel della violenza. Dobbiamo impegnarci ancora molto per riuscire a determinare un reale cambiamento nel modo di interpretare la figura femminile affinchè venga riconosciuto il giusto “peso” a tutte le forme di violenza che ogni giorno la donna è costretta a subire. La cultura deve essere uno strumento per abbassare i pregiudizi di genere. Per questo l’associazione Vision Vittimologia con il Presidente Ferdinando Tramontano, di cui ora sono socia, ha messo in piedi insieme all’associazione Frida Kahlo ( di cui sono stata socia e responsabile ), il progetto della Biblioteca delle Donne, progetto che ha ottenuto il patrocinio morale della Biblioteca Nazionale di Napoli. Quando l’emergenza Covid19 sarà terminata riprenderò il lavoro nella biblioteca dell’associazione Humaniter di piazza Vanvitelli, dove mi sto occupando della costituzione di una sezione dedicata alla Biblioteca delle Donne. Inoltre ho realizzato insieme a Paola Caporaso “Progetto Donna” nel suo centro estetico ai Colli Aminei; questo progetto nasce dalla voglia di far sentire belle le donne che non si sentono più così, spronandole a riscoprire la bellezza della loro unicità e con lo scopo di far nascere un sorriso sui volti di queste donne, proprio come un arcobaleno dopo la tempesta. Infine posso dire che durante questo periodo di pandemia in cui i centri antiviolenza sono chiusi, Vision Vittimologia e Farmaciste Insieme hanno elaborato l’elenco di tutti i cav operativi per non lasciare sole le donne che, causa isolamento sociale, si trovano a condividere tutto il giorno gli spazi familiari con il proprio maltrattante “.

Con queste parole concludo affermando che è compito di tutti noi poter dare una mano, insegnando il rispetto, la non discriminazione. Occorre far capire l’uguaglianza uomo/donna, nessun uomo può privare la donna della libertà con la violenza fisica e dobbiamo soprattutto cercare di far cadere per sempre certi stereotipi della donna in società : deve stare a casa ad accudire i figli, non può occupare ruoli importanti a lavoro, chi decide in famiglia è il marito… Tutte affermazioni che considerano la donna un essere inferiore.

Combattiamo la violenza in generale e quella contro le donne in particolare con l’unica arma possibile, la cultura: solo creando unità d’intenti culturali riusciremo a costruire un mondo sognato da John Lennon in Imagine, dove non ci sia nulla per cui uccidere o morire  La donna è da sempre la culla della Vita, non un oggetto da utilizzare a piacimento per poi potersene disfare.