Di Francesca Galasso
R. è arrivata al Cardarelli di Napoli martedì alle 2 di notte con un ricovero d’urgenza ed è ancora lì, in barella, nel corridoio del 4° piano. E’ una donna di media età, con gravi problemi respiratori. Vicino a lei tutti i familiari, sistemati come possono. A parlare è la figlia: “Questa situazione va denunciata, il paziente ha il diritto di trovare un posto letto, e mia madre, con problemi respiratori, non può sostare in un corridoio esposta a correnti d’aria continue”. E aggiunge: “Per non parlare delle condizioni igieniche: i degenti sono costretti ad utilizzare i bagni senza alcuna distinzione tra uomo e donna, con il rischio di contrarre anche infezioni e malattie”. “Certo, i medici e gli infermieri sono competenti e premurosi, ma le condizioni sono ai limiti dell’umano e costringono il personale infermieristico a lavorare in maniera disagiata, impossibilitato a dare ai pazienti un’adeguata assistenza sanitaria” – conclude la ragazza, tra rabbia e disperazione.
Si accendono di nuovo, e per la terza volta dall’inizio dell’anno, i riflettori sul più grande e importante ospedale del Mezzogiorno, ed è sempre più spaventosa e drammatica la situazione delle barelle. A gennaio si riuscì a superare l’emergenza, quando ci fu il picco dell’epidemia influenzale; ad aprile di nuovo l’allarme, questa volta riguardante l’esaurimento delle scorte di lenzuola, mancati in tutto l’ospedale e perfino al pronto soccorso.
Ed eccoci arrivati ad agosto, l’emergenza barelle si ripropone: ammassati in ogni angolo utilizzabile, con le barelle appoggiate al muro (quasi 40 unità) e persino sistemate accanto alle uscite di sicurezza e agli ascensori, i degenti “senza diritto” ad un posto letto temono di trascorrere in quelle condizioni tutto il ricovero. Non solo. Tra i pazienti c’è persino chi porta cuscini e lenzuola da casa.
Insomma, a Napoli non è concesso neanche di star male, chiedere privacy in una propria stanza è un’eresia, esigere di essere curati senza incorrere in infezioni da contagio è una richiesta assurda. Essere trattati come bestie da macello, invece, è cosa buona e giusta.
È tutto dai corridoi del Cardarelli. Se dovesse essere concesso ad un paziente un posto in una stanza, noi grideremo tutti al miracolo e lui, finalmente, sarà felice di aver ottenuto UN POSTO IN PARADISO.
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