Pubblicato “Ecomafia 2015” (Marotta e Cafiero Editori), il rapporto di Legambiente che fa il quadro dei reati ambientali in Italia, fotografando la situazione regione per regione.
Sono 29.293 i reati accertati per un giro d’affari pari a 22 miliardi di euro i numeri del business dell’ecomafia nel 2014. In aumentano le infrazioni nel settore dei rifiuti (+26%) e del cemento (+4,3) alimentate dal fenomeno della corruzione. L’agroalimentare fattura 4,3 miliardi di euro per 7.985 illeciti e il mondo del racket degli animali porta 7.846 reati. “L’anno passato – si legge in una nota – si chiude con un bilancio pesante, il business dell’ecomafia continua a proliferare nel nostro Paese con la Puglia in testa alla classifica regionale degli illeciti, il Lazio la prima regione del centro Italia, la Liguria la prima del Nord”.
Secondo quanto emerge dal rapporto, si registra il calo dei reati ambientali in Campania, misurabile nell’ordine del 21% circa, in particolare nella provincia di Napoli, dove la riduzione è stata del 36%.
“Forse, i riflettori accesi di recente sulla Campania (soprattutto grazie alla moltiplicazione delle emergenze ambientali e sanitarie, che ha portato all’emanazione dello stesso Decreto Terra dei fuochi) può, almeno in parte, spiegare questa riduzione del numero di reati“, si legge ancora.
Le cifre, però, restano “inquietanti e fotografano un elenco di abusi di cemento, di veleni, di territorio martoriato, di ben 86 clan che in questi anni hanno fatto e fanno affari“.
“L’ecomafia – denuncia Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania – è sempre lo stesso mostro che continua a mordere il paese e a ucciderne la bellezza. Troppo pericolosamente, come raccontiamo da più di 20 anni. L’edizione del 2015 si apre con una buona notizia, una data da ricordare, l’anno della legge che introduce finalmente nel codice penale uno specifico Titolo dedicato ai delitti contro l’ambiente, che punisce chi vuole fare profitti a danno della salute collettiva e degli ecosistemi. Uno strumento fondamentale per combattere anche quella zona grigia, dove impera la corruzione che è diventata il principale nemico dell’ambiente a causa delle troppe amministrazioni colluse, degli appalti pilotati, degli amministratori disonesti e della gestione delle emergenze che consentono di aggirare regole e appalti trasparenti. Necessario un cambio di passo, senza una lotta efficace contro le varie forme di criminalita’ ambientale non ci potrà mai essere nessuna svolta green in Campania, ne’ il rilancio della nostra economia sotto il segno dell’efficienza, dell’innovazione e della sostenibilità“.
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