di Anna Adamo.
Saranno all’ insegna della normalità tanto desiderata, gli esami di maturità che tra pochi giorni prenderanno il via.
No alle mascherine obbligatorie, ma solo raccomandate e si alle prove scritte seguite dal temutissimo orale.
Nulla è cambiato. Quando si parla di esami, del resto, ci sono certezze assolute, come ad esempio l’ ansia e la paura che accomuna da sempre tutti gli studenti, le quali mai smetteranno di tener loro compagnia.
Le uniche alle quali aggrapparsi per cercare di non abbattersi e continuare a dare del proprio meglio.
Si, perché la paura deriva proprio dal desiderio di voler dare il massimo.
Dal voler essere come tutti quelli definiti dai media eccellenti, gli studenti migliori, anche a costo di andare contro se stessi, le proprie difficoltà e potenzialità, correndo così, il rischio di crollare e non farcela.
Ed è proprio questo il problema, che guardiamo sempre gli altri e mai noi stessi.
Che vogliamo omologarci, perché crediamo che siano migliori di noi, gli altri.
Ma, la verità è che non esistono migliori o peggiori, soprattutto quando si tratta di studenti.
La verità è che esiste il tempo, che ognuno di noi ha i propri tempi entro cui farle, le cose.
E dovremmo ricordarcene, in casi come questo più che mai.
O meglio, dovremmo ricordarlo agli studenti, noi che la maturità l’ abbiamo già data, che è giusto tener conto del proprio tempo, invece di guardare gli altri.
Che un voto non definisce la persona e le competenze che quest’ultima possiede.
Che prendere un voto basso non li renderà dei falliti e che il fallimento non è un male, o almeno, non lo è sempre.
La maggior parte delle volte, segna l’ inizio di qualcosa di più grande, capace di condurre addirittura verso ciò che abbiamo sempre sognato.
Che ci sarà sempre qualcuno migliore o peggiore di noi, però,quello che conta non è essere migliore o peggiore di qualcuno.
Quello che conta è fare quello che possiamo, con il nostro tempo e le nostre potenzialità, che mai saranno uguali a quelle di qualcun altro.
Ebbene si, nei giorni che procedono la maturità, il pensiero non può che andare a loro.
Ai maturandi.
A quelli che ce l’hanno già fatta, per i quali l’ esame è pura formalità.
Ma, soprattutto, a quelli credono di non farcela.
A quelli che credono di essere soli, di valere meno degli altri, affinché capiscano che ce la faranno.
Perché, alla fine ce la si fa sempre, anche quando si crede di non farcela più.
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