L’ esultanza di Sarri è puro ed incondizionato amore per il calcio e per il suo Napoli. Non me ne vogliano gli altri predecessori ne tantomeno calciatori e i colleghi giornalisti, ma l’esultanza di Sarri per me è la più bella azione del Napoli.
Di sicuro non era famoso per le improbabili corse sulla fascia dopo un gol del Napoli o per festeggiamenti smisurati; un professionista anche in questo. A lui dobbiamo di sicuro la presenza in questa squadra di campioni come Higuain, Reina, Callejon e Albiol per citarne alcuni che, forse senza di lui, sarebbe terminati in qualche squadra inglese, spagnola o francese. Posso citare altri allenatori come Donadoni, Ranieri o Lippi che ricordiamo per esoneri veloci o stagioni con buoni risultati, ma certo non per la loro esultanza.
Non me ne voglia Mazzarri molto vicino a Sarri, sarà forse per questioni di assonanza nei loro cognomi. Non me ne voglia la “tomità” e l’humour anglo-slavo del maestro Boskov, o la seria professionalità sempre composta di Marchesi. Anche se friulano il buon Reja, anche se nella sua compostezza e aplomb, ci ha regalato momenti di misurata esultanza. Un ricordo va a Pesaola, brasiliano di nascita, ma diventato molto, ma molto napoletano; eccezionale Bruno.
Non ti incazzare Gonzalo, come fai quando discuti con arbitri e compagni, se il tuo gol ci ha regalato sicurezza e messo la parola fine all’incontro. Un incontro in cui gli uomini del prossimo esonerato Mandorlini (famoso più per disquisizioni territoriali con giocatori meìridionali del Padova; vero Cutolo?) si erano limitati a contenere il Napoli e subire per tutti i 5583 secondi dell’incontro, li ha contati tutti il Mandorlinetto di Saronno.
Poteva essere un pareggio, una partita tipo Carpi o Genoa, ma questa volta gli uomini di Don Maurizio, non me ne vogliano i Rafaelisti o Rafaeliani, hanno portato a casa i tre punti, la testa della classifica almeno fino a stasera, il capocannoniere e tanta, ma tanta sicurezza e gioia condita da un ottimo gioco.
Insigne e Higuain stendono il Verona: il Napoli si gode la vetta
Breve storia di Mandorlini, ravennate di nascita, ha giocato in sei squadre, Ascoli quella più a Sud. E allenato dodici club, più giù di Bologna non è mai sceso. Spesso comportamenti e dichiarazioni sono state tipiche del leghista, il suo capolavoro resta la festa promozione in B, ottenuta contro la Salernitana. Saltellava e ballava con i tifosi gialloblù cantando «Ti amo terrone»: festival del razzismo puro. Travolto da critiche e polemiche, fece spallucce. Qualche mese più tardi ci pensò un napoletano, Aniello Cutolo, a rispondergli per le rime a nome di tutti i terroni: giocava con il Padova, derby veneto a Verona, gol pazzesco del partenopeo da venticinque metri e di corsa ad esultare in faccia a Mandorlini: «Ti amo coglione». Fonte il Mattino: Sarri porta male, veste sempre di nero
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