a torna a Napoli. Lo scienziato francese che ha vissuto sulla collina di Posillipo, per oltre 20 anni, sviluppò a Napoli molti dei suoi esperimenti e della sua strumentazione. Arrivò a meritarsi il soprannome di “il pazzo di Posillipo“.
Étienne-Jules Marey, un documentario per ricordare “il pazzo di Posillipo”
All’epoca accadeva spesso di incontrare quest’uomo armato che mirava e sparava agli uccelli. Il suo fucile, però, non li uccideva, li fotografava. Il prossimo 28 aprile, Étienne-Jules Marey, farà ritorno nel capoluogo campano grazie al documentario “Étienne-Jules Marey, Scienza nel mattino dell’Arte” che sarà presentato in anteprima nazionale all’Istituto Francese di Napoli alle ore 18, in presenza delle registe Julia Blagny, Anne Bramard-Blagny e Josette Ueberschlag. Molte sono le immagini, prodotte dallo scienziato francese, note al pubblico, come “la camminata dell’uomo” e il “volo dell’uccello”.
Con l’aiuto dell’amico Anton Dohrn e della Stazione Zoologica da lui fondata, Marey aveva a sua disposizione una serie di animali, da poter studiare nell’acquario installato nella sua torre laboratorio di Posillipo. Lo scienziato poteva dedicarsi ai suoi esperimenti, sfruttando la luce naturale di Napoli.
Étienne-Jules Marey come fonte d’ispirazione
Lo scienziato riuscirà a sperimentare quella che diventerà la pellicola filmica. I primi film realizzati da Marey, al solo scopo scientifico, ritraggono l’infrangersi delle onde sul lungomare partenopeo. Dalla scienza all’arte, il passo è stato breve. Pittori, fotografi, musicisti e artisti di tutti i tempi, si siano ispirati alle sue immagini per creare le proprie opere. Il più noto è Marcel Duchamp che, con il suo “Nudo che scende le scale“, riprende la visualizzazione della scomposizione del movimento introdotta da Marey.
Riccardo De Sanctis e Liborio Dibattista, rispettivamente storico delle scienze e docente di Storia della Scienza all’Università di Bari, svelano i particolari del soggiorno napoletano dello scienziato francese, mentre Thierry Pozzo, direttore di un laboratorio dedicato allo studio del movimento all’Università di Borgogna, e Alain Berthoz, professore al Collège de France, con la medesima cattedra che fu di Marey, illustrano l’eco dei suoi lavori nella scienza moderna.