di Sara Di Somma
Napoli – L’anno scorso i napoletani si erano stupiti di veder etichettare il capoluogo campano come la città più ecosostenibile del sud Italia, quest’anno purtroppo la sorpresa non si è ripetuta e i cittadini si sono risvegliati, a 2014 appena iniziato, nella solita Napoli: meno inquinata grazie all’uso di mezzi di trasporto alternativi e strategie di circolazione a targhe alterne, ma poco attenta all’innovazione.
E’ quanto emerge da Euromobility, la classifica che ogni anno viene stilata per valutare la mobilità sostenibile in 50 città italiane – tutti i capoluoghi di regione, i due capoluoghi delle Province autonome e le città con una popolazione superiore ai 100.000 abitanti – prendendo in considerazione il numero di automobili inquinanti, l’efficienza e l’uso del trasporto pubblico, la presenza di zone a traffico limitato, piste ciclabili e parcheggi. Una classifica che, per il 2013, vede Napoli declassata di parecchie posizioni: dal 21° posto della precedente edizione la bella Partenope si ritrova al 32°. Venezia, Bologna e Torino dominano dal podio, mentre il Sud si intravede con Palermo e Bari al 24° e 26° posto.
“Lo studio vuole fare una fotografia sulle migliori pratiche per allontanarsi dall’inquinamento nelle città – ha spiegato Lorenzo Bertucccio, direttore di Euromobility – il problema di Napoli, che perde posizioni rispetto altre città, va ricercato nel fatto che sono stati fatti pochi passi avanti e si è rimasti un po’ al palo dal punto di vista dell’innovazione. Questo studio non vuole dare nessun giudizio politico visto che sono tematiche che non possono essere risolte nel giro di poche settimane. Napoli d’altronde è penalizzata come tutte le città del Sud da un basso reddito pro capite che rende difficile un ricambio del parco auto. La politica delle targhe alterne può funzionare fino ad un certo punto”. Nonostante le misure poste in essere dall’amministrazione comunale, insomma, la mobilità sostenibile ha vita dura a Napoli: l’uso della bicicletta è stato incentivato da molte realtà associative locali, ma la pista ciclabile difficilmente praticabile in molte zone della città scoraggia ancora parecchi cittadini; il car sharing non è una pratica realmente presa in considerazione dai napoletani abituati a girare con l’auto privata; i mezzi di trasporto pubblico subiscono disservizi e ritardi che ne rendono complicato l’uso esclusivo da parte della cittadinanza; dispositivi di riduzione del traffico sono sempre e comunque osteggiati, sia che si tratti della Ztl sia che si imponga la circolazione dei veicoli a targhe alterne.
Insomma, a Napoli il problema non è soltanto politico o economico, ma – come in molte altre città italiane – pare essere soprattutto culturale. Lo sottolinea anche Riccardo Canesi, presidente Euromobility: “le amministrazioni dimostrano ancora di non aver compreso appieno quanto faccia bene alla salute delle città e a quella dei cittadini la mobilità attiva, l’uso cioè dei propri piedi e della bicicletta per gli spostamenti quotidiani – ha dichiarato – I percorsi in città sono ancora troppo poco sicuri e l’impegno sul piano culturale è scarso o addirittura assente“.
7 gennaio 2014
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