di Giuliana Gugliotti
Si sono dati appuntamento alle 2,30, e hanno sfidato la notte e il freddo, incuranti delle ore che sfilavano lente, tra sguardi cupi e qualche battuta detta per sdrammatizzare.
Ma la rabbia e la preoccupazione degli ex dipendenti dell’Agenzia di Recapito, azienda satellite di Poste Italiane a cui non è stato rinnovato l’appalto, hanno avuto la meglio sul buio e sul sonno. Sono rimasti davanti al Centro Meccanizzato di Smistamento della posta, in via Galileo Ferraris, fino al mattino, per bloccare l’uscita dei camion addetti allo smistamento della corrispondenza.
“Creare un disagio è l’unico modo per far sentire la nostra voce” spiegano i dipendenti dell’Agenzia di Recapito, che da giugno 2012 sono di fatto “ex” lavoratori. Così la scelta di Poste di internalizzare alcuni settori produttivi rischia di lasciare in mezzo a una strada 700 famiglie, di cui 250 solo in Campania.
“Siamo arrivati allo stremo, non ce la facciamo più. Da Poste Italiane vogliamo sapere cosa dobbiamo fare, se dobbiamo morire o fare la fame con le nostre famiglie” spiega Salvatore Ferola, portavoce degli ex dipendenti dell’Agenzia di Recapito, che da un anno portano avanti una battaglia per chiedere l’assunzione diretta da parte di Poste o, quantomeno, l’integrazione in una delle altre aziende satellite che continuano a lavorare per conto dell’azienda statale.
“Qui ci sono persone che lavorano per Poste da 15 anni e più” prosegue. “Abbiamo acquisito una professionalità e una conoscenza del territorio che oggi non vogliono riconoscerci. E la cosa paradossale è che Poste Italiane continua ad assumere con contratto a tempo determinato”.
Si tratta perlopiù di giovani, ai quali nella maggioranza dei casi il contratto non verrà rinnovato, e che soprattutto non hanno alcuna esperienza pregressa nel settore. “Intanto noi” spiega Salvatore Ferola, “con la cassa integrazione pesiamo sul bilancio dello Stato“.
I sindacati si stanno muovendo per cercare un accordo che però tarda ad arrivare. L’ammortizzatore sociale, entrato in vigore alla cessazione del rapporto lavorativo tra Poste Italiane e Agenzia di Recapito, è scaduto a giugno 2013. E la maggior parte degli ex dipendenti non percepisce stipendio ed è in attesa della cassa integrazione da quella data.
“Chiediamo soltanto che venga riconosciuta la nostra dignità, come uomini e come lavoratori” conclude Ferola.
Il comitato organizzativo annuncia una nuova azione di protesta per la prossima settimana. “Proveremo a far sentire la nostra voce negli uffici di smistamento di Corso Meridionale“.
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