“Aspettiamo le regole, certo perderemo molti posti ai tavolini, ma soprattutto aspettiamo i turisti che costituiscono il 70-80% del nostro lavoro. Ci stiamo preparando, vediamo se con le regole nuove possiamo riaprire subito o no“. Così Antonio Sergio, proprietario con il fratello Arturo e Massimiliano Rosati dello storico caffé Gambrinus di Napili, spiega la mattina con la saracinesca alzata e il lavoro di sanificazione e riordino dei tavoli della sala interna per rispettare il distanziamento anti covid19. L’ipotesi dei quattro metri quadrati a tavolo ridurrà drasticamente i tavoli: all’interno saranno 18 invece di 30, all’esterno 13 invece di 32.
La situazione potrà migliorare se il Comune desse maggiore spazio su Piazza Trieste e Trento per un altro paio di file di tavolini, ma domani i fratelli Sergio faranno una riunione per decidere cosa fare il 18 maggio.
“Il Gambrinus dal 1860 a oggi ha superato due guerre mondiali, epidemie, terremoti. Non morirà. Con la sagacia del popolo napoletano e insieme ai napoletani ne siamo sempre venuti fuori. Ma siamo nella piazza simbolo di Napoli, non siamo un bar di quartiere, siamo un luogo in cui chi visita Napoli vuole prendere il caffè, l’aperitivo, mangiare la sfogliatella guardando il Plebiscito. Quando si apriranno le frontiere e le persone nel mondo saranno più tranquille ripartiremo bene, ma ora manca la serenità d’animo, siamo tutti in stand by aspettando qualcosa che verrà“.
Un caffè di alto livello non può riaprire con faciloneria, ha tanto personale e deve garantire un’alta qualità del servizio, questo il ragionamento dei fratelli Sergio: “I nostri ritmi devono essere uguali – spiega Antonio Sergio – non si può aspettare cinque minuti un caffè. Il personale è tanto e serve, potrei accettare una decurtazione del 20% del fatturato ma se arrivo a un taglio del 50% diventa antieconomico. Siamo grati al Comune di Napoli per la solidarietà e la comprensione dei nostri problemi e sulla disponibilità ad allargare gli spazi all’aperto. Purtroppo l’andamento di un’attività è data dal mercato, noi lavoriamo con un afflusso di turisti e posso avere anche mille metri quadrati ma senza turisti che si siedono non servono. I tavolini al Plebiscito? E’ una chimera di tornare al Gambrinus che a fine ‘800 aveva i tavoli in piazza, ma all’epoca non c’erano le auto, ci divide dalla piazza un forte traffico“.
L’attesa è anche per la tradizione del caffè per il presidente della Repubblica al Gambrinus, tappa fissa di ogni visita presidenziale: “Abbiamo avuto la lettera di auguri da Mattarella a inizio anno, noi siamo un bar amato dai presidenti sin dal primo, De Nicola che era napoletano, passando per Leone, Napolitano ma anche Ciampi e Cossiga hanno amato il Gambrinus e soprattutto amavano Napoli. L’appuntamento con il Presidente Mattarella è rinviato, credo che lo desideri anche lui, perché venire qui a prendere il caffè significherà essere tornati a un ambiente sereno e che permette di poter gioire dei piaceri della vita“.
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