Fase 3, il Comune di Napoli contro la Regione: un errore riaprire sale scommesse e bingo

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Il vicesindaco Panini: il gioco patologico fa più vittime del Covid

La decisione della Regione Campania, con l’Ordinanza n° 56 del 12 giugno, di riaprire dal 15 giugno al – per ora – 14 luglio le sale gioco, i bingo e le sale scommesse è un errore. Grave“. Lo afferma in una nota il vice sindaco di Napoli Enrico Panini. “Lo è in modo particolare perché – spiega – essendo il gioco d’azzardo strettamente legato alla patologia del “colpo di fortuna che mi cambia la vita”, in una Regione che è già purtroppo ai vertici per gioco d’azzardo nei circuiti leciti (che si aggiungono a quelli illeciti), dopo una lunga fase che ha di fatto impedito il gioco compulsivo e, per altro, in una stagione di impoverimento massiccio di consistenti fasce di popolazione a causa del lockdown, la riapertura significa far ripiombare il mondo del gioco patologico in una situazione di grave danno alla salute delle persone e dei loro nuclei familiari“.

Non siamo affetti da cultura proibizionistica – sottolinea Panini – ma ci caratterizza una cultura istituzionale, cresciuta nel confronto con gli specialisti dell’Asl, di aiuto alle persone a controllare la propria dipendenza. Questa riapertura va in direzione opposta e sbagliata. Essa, inoltre, sarà caratterizzata dall’applicazione della recente Legge regionale in materia di contrasto alla ludopatia che amplia a dismisura le norme in atto approvate da diverse amministrazioni comunali riconoscendo come legittimo, ad esempio, contrariamente a quanto sancito dal Consiglio di Stato in più sentenze, come normale un orario continuativo di gioco senza alcuna interruzione“.

Chiediamo – conclude Panini – alla Regione di rivedere questa decisione. In caso contrario chiediamo che intervenga il Ministero alla Salute. Noi siamo per il massimo di aperture in condizioni di sicurezza, ma non di ciò che fa più danni del Covid 19 anche se distesi nel tempo e non con picchi visibili ed immediati. Abbiamo ben presente che in questi luoghi operano decine di persone. Il nostro pensiero è attento anche a loro per i quali chiediamo l’applicazione di istituti di tutela del reddito che non li mettano in ulteriore difficoltà“.