Fatima Jihad e Isis. La storia di una napoletana convertita all’islam

Fatima Jihad e Isis. La storia di una napoletana convertita all'islam di cui non si hanno più notizie. Per i servizi segreti combatte tra le fila dell’Isis

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Fatima Jihad e Isis. La storia di una napoletana convertita all'islam di cui non si hanno più notizie. Per i servizi segreti combatte tra le fila dell'Isis
Fatima Jihad e Isis. La storia di una napoletana convertita all'islam di cui non si hanno più notizie. Per i servizi segreti combatte tra le fila dell'Isis

Fatima Jihad e Isis passando da Napoli. Dalla Campania alla Siria, questo il percorso di Maria, ora Fatima, dopo aver abbracciato l’islamismo, ragazza della provincia di Napoli di cui non si hanno più notizie.

Fatima Jihad e Isis, da Torre del Greco alla Siria

Maria, nativa per la precisione del paese vesuviano di Torre del Greco, si era prima trasferita a Milano e aveva sposato un marocchino. Prima di tutto la sua conversione avvenuta nel 2009 all’islamismo e poi il suo inserimento nella comunità islamica. Non si hanno più notizie di Fatima e l’ultima traccia lasciata è quella del suo imbarco su un volo da Roma diretto a Istanbul e, successivamente, dalla Turchia, il suo ingresso in Siria, per prendere parte alla guerra santa contro l’Occidente scatenata da Al Baghdadi. Sono circa tre mesi che è letteralmente scomparsa ma è possibile che mantenga i contatti con l’Italia utilizzando i social network.

Da Torre del Greco in Siria per la jihad, questa  la storia di Maria. Dopo la sua conversione all’Islam del 2009 il suo nome è cambiato in quello di Fatima. Dall’ombra del Vesuvio ai deserti arabi solo per amore. Oggi dovrebbe avere 27 anni e si dovrebbe trovare in Siria. Maria abitava a Torre del Greco con la sua famiglia, poi l’incontro con il giovane nordafricano che ha sposato e con cui si è trasferito e con il quale mette su un nuovo nucleo familiare.

Ora all’età di 27 anni si ritrova nel bel mezzo della Guerra Santa dell’Isis e il rischio per la sua vita è elevatissimo, tanto da costringere il ministro Alfano a riferire in Parlamento e, prontamente, evidenziare l’elevata pericolosità per la vita della nostra connazionale.

I servizi segreti, Alfano e la storia di Maria/Fatima

Fatima Jihad e Isis. Per i servizi segreti e il Ros dei carabinieri ora è in Siria, kalashnikov a tracolla, a combattere tra le fila delle milizie terroristiche dell’Isis, lo Stato Islamico che sogna di issare la bandiera nera sulla cupola di San Pietro. Maria così come la sorella Marianna si sono convertite all’Islam e prima di loro anche i genitori hanno abbandonato il Cattolicesimo per diventare seguaci di Maometto. Una famiglia come le altre, nessuna anomalia  tale da far allarmare quelli dell’Antiterrorismo. Fino a qualche tempo fa, vivevano tutti insieme a Inzagno, provincia di Milano, dove Fatima si era trasferita dopo il matrimonio con un cittadino marocchino.

È stato lui il suo primo maestro, le ha fatto leggere il Corano spingendola ad abbracciare la nuova fede, diventando osservante delle disposizioni della dottrina islamica. L’intelligence e i servizi di prevenzione italiani hanno iniziato a occuparsi di lei come possibile foreign fighters, combattenti di ritorno dai fronti di guerra, nel momento in cui è entrata in contatto con comunità islamiche particolarmente attive nella predicazione del jihad sia nel Milanese che in Toscana. Gli 007, ancor prima della strage di Parigi, sono infatti al lavoro per monitorare i focolai di fanatismo religioso che potrebbero essere appiccati in luoghi di culto e moschee. Ma finora mai era capitato il caso di una giovane donna italiana che partecipasse ai disegni criminali dell’Isis.

Il ministro degli Interni Alfano ha menzionata proprio lei in occasione del suo discorso in Aula a Montecitorio indicandola come una  “delle 53 persone finora coinvolte nei trasferimenti verso i luoghi di conflitto. In Italia abbiamo censiti questi foreign fighters, conosciamo la loro identità e sappiamo dove si trovano. Maria S. potrebbe essere una di questi”. Anche i fratelli Chérif e Said Kouachi erano stati in Siria

“Abbiamo pronta una legge per contrastare meglio i foreign fighter” – ha detto ieri il ministro Alfano. “Intendiamo colpire chi vuole andare a combattere nei teatri di guerra, non solo i reclutatori ma vogliamo imporre un maggiore controllo di polizia su queste persone ed agire anche sul web, usato da chi si radicalizza”. I problemi di identificazione e le difficoltà investigative e informative sono enormi. Complicato appare riuscire a stabilire chi siano i combattenti, seguirli poi nella regione irachena è impossibile e non è detto che tutti decidano di arruolarsi nelle divisioni armate che combattono la Cristianità in nome del Profeta.