Il secondo giorno di festival non è stato troppo entusiasmante a livello di gossip o di eventi particolari. A dominare le strade del Lido sono soprattutto personaggi che col cinema hanno poco a che fare; la Santanchè e la D’Urso, che pare abbia fatto una grave gaffe facendo cadere qualcosa sul costosissimo vestito di una sua collega, la fanno da protagonista, ahimé, e a parte il picco di presenze di ieri, a cui ha partecipato anche il nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, si ha l’impressione che il Festival debba ancora ingranare. Ma questo solo per quanto riguarda le presenze importanti.
Parliamo di cose serie, parliamo di Cinema. La vostra cara inviata al Festival è riuscita finalmente a vedere qualche film e farsi un’idea della qualità delle pellicole presentate quest’anno. Il verdetto: decisamente alta! Il film d’apertura, come vi abbiamo anticipato ieri, è stato Birdman: assolutamente sublime! Edward Norton e Michael Keaton sono i protagonisti di una storia che sembra in parte autobiografica e che è un’aspra critica allo show-business Hollywoodiano. Niente di nuovo, direte voi, e invece vi sbagliate. Keaton è un attore intrappolato nel suo ruolo storico che lo vede nei panni di un supereroe, Birdman, come nella realtà il nostro caro Keaton è legato in qualche modo al Batman di Tim Burton nella nostra realtà, e prova in tutti i modi ad esprimere la sua vera arte. Può farlo, purtroppo, solo piegandosi, suo malgrado a quella che è la triste realtà hollywoodiana a cui tentava di sfuggire. Una pellicola girata con un uso sapiente del piano sequenza che ci sorprende in maniera inaspettata con effetti speciali inseriti nel posto giusto e al momento giusto, il tutto armonizzato da una recitazione sublime. In sala si vive a pieno il dramma dell’attore capace mai preso sul serio (“Hey, Birdman sa anche recitare!“, è la battuta dello spettatore del suo spettacolo), e soprattutto si lotta contro la terribile tendenza a santificare un artista solo quando riesce a produrre qualcosa di commerciale mettendo da parte la sua carriera ricca di vittorie ricordate solo da pochi. Tutto ciò in nome di una brillante ironia che si fa sentire per tutta la durata della pellicolola.
Poi è stata la volta di Reality, un film francese di Quentin Dupieux, presentato nella sezione Orizzonti molto molto particolare. Imperdibile? Non proprio, ma sicuramente divertente almeno nella prima parte. La pellicola ha un intreccio unico e sconclusionato, ogni scena rincorre la precedente a anticipa quella successiva. Ogni personaggio è in qualche modo legato ad un altro finché il film non si avvolge letteralmente su se stesso come un qualcosa che va al di la del metacinema. Per la prima metà la pellicola scorre semplicemente srappando qualche sonora risata, alla seconda metà, però, comincia un po’ a perdersi: lo spettatore entra nel meccanismo narratvo e a quel punto la trama diventa ripetitiva e, a volte, anche un po’ banale.
…e poi arriva La Vita Oscena: un film che non consiglieresti nemmeno al peggior nemico
Temuto da tutti, ma inevitabile in ogni festival: il film brutto! La Vita Oscena è il primo film della kermesse a beccarsi quasi tutti fischi. Brutto, sconclusionato e inutile. Tratto da una storia vera ma raccontato nel peggiore dei modi, La Vita Oscenna è una pellicola che vuole imitare lo stile di Lynch ma che fallisce miseramente. 80 minuti di puro nulla e tanta noia.