Disegna e cancella con insistenza figure femminili, come fossero una minaccia per lei. Disegna finestre con le sbarre, case senza porte, inaccessibili. E poi disegna case con due porte, che indicano la paura della separazione, il ricatto, la necessità di farle mantenere il segreto. Manifestava così il suo malessere Fortuna Loffredo, la bimba uccisa il 24 giugno del 2014, nel Parco Verde di Caivano (Napoli).
E dalle risultanze delle analisi eseguite dalla grafologa Sara Cordella, incaricata della lettura dei disegni per le indagini difensive sulla tragedia (di cui hanno riferito organi di stampa), emerge che Chicca, nei suoi disegni, parla, comunica. Quando usa i pennarelli nel palazzo dove vive, a casa con le amichette, sceglie colori vivaci e con un tratto marcato. Carichi di rabbia, eccitazione, aggressività, secondo il perito di parte. Sul suo corpicino, durante l’autopsia, sono emersi i segni di violenze sessuali reiterate che la piccola, secondo i magistrati della Procura di Napoli Nord, subiva da Raimondo Caputo, il vicino di casa accusato di averla violentata e uccisa lanciandola dall’ottavo piano del palazzo dove abitava.
Dopo la sua morte, che all’inizio sembrava fosse accidentale, l’avvocato Angelo Pisani, legale dei nonni e del padre della bambina, e il pm Federico Bisceglia, che si stava occupando del caso, deceduto in un incidente stradale qualche mese dopo, avviano una serie di perizie sui quaderni e i disegni di Fortuna, che nel Parco verde chiamavano Chicca, consapevoli che è proprio quella la più genuina forma di comunicazione dei sentimenti dei bambini.
Inquietanti interrogativi sul palazzo degli orrori del comune napoletano sono infatti ancora da chiarire. Ed è per questo che è stata infatti chiesta la riesumazione del corpo del piccolo Antonio Giglio, morto a 4 anni il 27 aprile 2013 nello stesso modo, e nello stesso stabile, in cui un anno dopo è morta Fortuna. La giustizia deve “Arrestare tutti’ i responsabili”, ha detto l’avvocato Angelo Pisani, legale dei nonni e del padre della piccola Fortuna. “Siamo solo alla prima pagina di un libro di orrore, violenza, degrado e criminalità mia letto prima ed inimmaginabile”.
Pisani dice poi di non credere al fatto che l’omicidio di Fortuna abbia come unico responsabile. Dunque l’indagine si potrebbe allargare ad altri inquilini di quello che viene definito il ‘palazzo dell’orrore’. Iscritti nel registro della Procura i due inquilini cui sono stati contestati i reati di false dichiarazioni al pm e favoreggiamento, per aver depistato le indagini sin dai primi momenti successivi alla morte di Fortuna. Due aspetti dell’inchiesta strettamente collegati, perché – secondo gli inquirenti – è probabile che qualche altro residente nel palazzo abbia fatto qualcosa di più che sviare le indagini.
Gli elementi certi – a giudizio degli investigatori – riguardano la presenza di più presunti pedofili nello stabile: oltre alla situazione di Caputo, già in carcere per abusi sessuali, c’è la vicenda riguardante Salvatore Mucci, ovvero colui che per primo soccorse Fortuna e la pose in auto agonizzante per accompagnarla in ospedale. Mucci è stato arrestato nel dicembre 2014 per abusi sessuali sulla figlia di 12 anni; pochi mesi dopo toccò alla compagna, accusata dello stesso reato. C’è poi la stessa compagna di Caputo già da mesi agli arresti domiciliari per concorso in abusi sessuali ai danni di una delle tre figlie, in quanto avrebbe sempre assistito al violenze del convivente senza denunciare nulla. In totale sono almeno cinque i bimbi dello stabile vittime di abusi. Un vero e proprio giro di pedofili che potrebbe aver coperto le responsabilità dell’omicidio Fortuna, e un anno prima, quelle sulla morte di Antonio Giglio, figlio della compagna di Caputo, caduto dal settimo piano del palazzo. Gli inquirenti sarebbero intanto vicini all’identificazione dei responsabili del lancio della molotov verso la finestra della compagna di Caputo.
“Se andavo con Chicca…mi uccideva pure a me…meno male che non sono andata mà (mamma)… meno male…”. Qualche tempo dopo la morte di Fortuna Loffredo, l’amichetta che ha dato un importante impulso alle indagini con le sorelline, comprende che avrebbe potuto subire la stessa sorte.
Qual tragico giorno stava lavando il pavimento della casa dove abitava quando Chicca andò a chiederle di giocare. Lei le disse che non poteva, che doveva finire quello che stava facendo e Chicca, per ingannare l’attesa, si mise a ballare con le sorelline dell’amica. Poi, siccome le facevano male i piedi, decise di tornare a casa per cambiarsi le scarpette. E, secondo il racconto reso dall’amichetta, fu in questa circostanza che Raimondo Caputo, detto Titò, la seguì per cercare di violentarla. Ma non ci riuscì perché Chicca si ribellò, provocando la reazione violenta dell’uomo che, sempre secondo il racconto, l’ha gettata dal terrazzo all’ottavo piano.
Dall’intercettazione ambientale contenuta nell’ordinanza del gip del Tribunale di Napoli Nord, risalente al 21 agosto del 2014, si evince anche che l’amichetta e la mamma custodivano un segreto sulla fine di Chicca.
Amichetta: “…ecco, mò, se io andavo…eh, mà (mamma) mi uccideva pure a me!” Mamma: “ed io uccidevo pure a lui” Amichetta: “se andavo con Chicca… hai capito?… mi uccideva pure a me se andavo con Chicca…meno male che non sono andata mà…meno male..hai capito?” Mamma: “meno male…veramente” Amichetta: “mi uccideva pure a me,… che non esce manco un poco di segreto….” Mamma: “…che non esce!”
Ieri Raimondo Caputo, l’uomo di 43 anni accusato di aver violentato e ucciso la piccola Fortuna, è stato colpito con un pugno al volto da uno dei suoi compagni di cella. L’uomo si trovava in una cella al piano dedicato ai detenuti per reati sessuali mentre ora è stato trasferito in una cella singola in un’altra zona del carcere. L’attenzione è ora alta a Poggioreale in caso di visite da parte dei familiari del detenuto, visto il timore di possibili ritorsioni anche nei loro confronti.
Sono stati gli agenti penitenziari a salvarlo dall’aggressione dei compagni di cella. “Questo – spiega il segretario generale del Sappe, Donato Capece – dimostra la professionalità e la dedizione del corpo di polizia penitenziaria che opera all’interno delle carceri pur in una situazione difficile di carenza di organico”.
Salvini, assassino quasi linciato? Non mi spiace – “E’ stato quasi linciato in carcere il presunto assassino di Fortuna Loffredo? Se dicessi che mi dispiace, direi una cosa falsa. Non mi dispiace per nulla, anche se non deve essere lasciata alla legge del carcere la soluzione. La Lega da ormai almeno tre legislature propone la castrazione chimica per pedofili e stupratori. Chi mette le mani addosso a un bambino e a una donna deve essere farmacologicamente, quindi senza la scure ma con le pillole, messo in condizione di non rifarlo più per tutta la vita”. Così il leader della Lega, Matteo Salvini, ha commentato ai microfoni di Radio Cusano Campus il pestaggio accaduto nel carcere di Napoli.