Lui si chiama Diego, napoletano vittima di un prete pedofilo, che per avere giustizia ha deciso di iniziare uno sciopero della fame. Ad annunciarlo è l’associazione Rete l’Abuso Onlus: “Dopo 6 anni di attesa che sono pesati come un macigno sulla sua vita, quella della moglie e i suoi 2 figli, Diego Esposito ha deciso di intraprendere una clamorosa protesta, lo sciopero della fame ad oltranza. Diego è tra le altre cose l’unica delle vittime della rete L’ABUSO ad aver ricevuto una risposta scritta dal Vaticano, nella quale gli si prometteva di intervenire, ma dopo più di 2 anni, dopo l’assordante silenzio della Diocesi di Napoli che per ora si è limitata a nascondere il prete, Diego non ce la fa più”.
Vittima di prete pedofilo chiede giustizia
Il commento di Diego è stato: “Le vittime chiedono giustizia e vedere impunito il proprio carnefice non è giustizia, ma un’ulteriore violenza”. Sul sito dell’associazione Rete l’Abuso Onlus scrivono che Diego ha inviato una breve nota alla Segreteria di Stato Vaticana, alla Diocesi di Napoli, al Cardinale Crescienzio Sepe e al Vescovo Lemmo, dove annuncia che se entro 7 giorni non vedrà alcuna iniziativa concreta inizierà la sua civile protesta.
La storia di Diego
Diego tempo fa raccontò la sua storia anche al quotidiano La Repubblica. Lui, oggi quarantenne, non ha mai rimosso dalla sua mente quell’orribile ricordo di quando fu abusato dal suo ex insegnante di religione all’età di undici anni. Una storia che Diego nel 2014 ha raccontato a Papa Francesco, accusando la Curia di ignorare per quattro lunghi anni le sue denunce. Il 26 marzo 2014 ricevette poi una lettera firmata da monsignor Angelo Becciu: “Pregiatissimo Signore, con recente lettera ella ha indirizzato al Santo Padre espressioni di ossequio e devozione, confidandogli in pari tempo una particolare situazione. Sua Santità ringrazia per il premuroso pensiero e per i sentimenti di fiducia manifestati e mentre invoca su di lei la materna devozione della Vergine Maria, chiede di pregare per Lui e di cuore impartisce la Benedizione Apostolica”. La lettera si concludeva poi che quanto da lui comunicato era stato portato all’attenzione del Dicastero competente.