Una mostra che raccolga le centinaia di reperti pompeiani trafugati e poi restituiti: questo è il progetto di Massimo Osanna, soprintendente del sito archeologico di Pompei.
Il sito è da sempre vittima di furti di ogni genere, a causa della vastità della zona e dell’impossibilità, in alcune strutture, di adoperare sistemi tecnologici di sorveglianza. L’ultimo caso è quello di qualche giorno fa, quando dei turisti hanno staccato pezzi di affreschi per portarseli a casa come souvenir. Eppure non raramente succede che la refurtiva torni agli scavi di Pompei, dopo il pentimento dei ladri.
Si tratta di quella che alcuni definiscono la “maledizione di Pompei”. A questo proposito Massimo Osanna afferma: “Alcuni credono che il furto abbia portato sfortuna alla propria famiglia. Legano lutti e drammi familiari a quei pezzi rubati a Pompei”.
Dai furti di Pompei alla mostra “Quello che mi porto via da Pompei”
La raccolta delle centinaia di pezzi restituiti e delle storie ad essi collegate potrebbe, secondo Osanna, fornire la base per una mostra il cui titolo sarebbe “Quello che mi porto via da Pompei”.
L’intenzione del soprintendente è quella di mostrare le numerose lettere che arrivano al sito archeologico di Pompei da parte dei ladri pentiti. Osanna sostiene:
“Le persone scrivono di essere pentite, di essersi rese conto di aver sbagliato oppure che dopo il furto hanno avuto un sacco di guai e per questo restituiscono i pezzi rubati. Ma non è materiale di pregio, lo sono di più le lettere. Per questo ne voglio fare una mostra su come eravamo e come siamo”.