Come si sono evoluti i videogiochi nel corso del tempo? Nel corso degli ultimi decenni la tecnologia ha fatto passi da gigante in svariati contesti, compreso quello videoludico, creando dei prodotti che riescono a dare un’esperienza sempre più coinvolgente. Penso alla nascita delle prime console e a quando ho fatto perdere la testa a mio padre per farmi regalare l’Atari, una console che un ragazzino di oggi vede come un gioco per neonati, o addirittura il Commodore 64, nonno di un moderno pc. Giochi molto semplici ( addirittura la cartuccia Atari del calcio aveva come personaggi delle sagome, un campo in verticale e, udite udite, nessun portiere ). L’evoluzione ha permesso di assegnare all’utente un ruolo sempre più attivo, il giocatore prova delle emozioni e delle sensazioni nuove che rendono la sua esperienza unica nel suo genere. C’è da soffermarsi su un punto in particolare credo però, e lo dico pensando a vecchi ricordi della mia adolescenza: il videogioco era un divertimento sì, ma non in solitudine, anzi era un modo per stare in compagnia, per condividere un momento di relax con i propri amici, per socializzare insomma! Ora tutto è cambiato, tanti ragazzini isolati ognuno a casa propria a giocare online con amici e in alcuni casi anche con estranei ( e qui diventa molto pericoloso ), cuffie nelle orecchie immersi in mondi del tutto virtuali, come tanti zombie… Ecco che man mano la situazione può sfuggire di mano agli stessi genitori, e si può arrivare al gaming patologico, una patologia molto preoccupante, e di cui cadono vittima parecchi ragazzi ormai. Già, ma cos’è il gaming patologico? Ho avuto occasione di poterne parlare con il dott. Francesco Minelli, psicologo e psicoterapeuta di Roma:
L’evoluzione dei videogame è dovuta all’evoluzione della tecnologia è vero, ma quanto ha inciso sull’evoluzione dei ragazzini?
I ragazzi di oggi sono esposti a stimolazioni di ogni genere, al contrario di quello che succedeva in passato. Oltre ai social anche i videogames hanno continuato ad evolvere e a diventare sempre più stimolanti e accattivanti. Questi giochi possono svolgere importanti funzioni nello sviluppo dei ragazzi: intrattenimento, creatività, sviluppo di abilità decisionali e sociali (se si gioca in gruppo oppure a distanza tramite multiplayer). Diversi studi hanno mostrato che i videogiochi possono migliorare l’abilità di concentrazione, la coordinazione visuo-motoria e la capacità di risoluzione di problemi. L’impatto psicologico può variare molto a seconda dell’uso che se ne fa, al tipo di gioco e alla quantità di tempo che viene dedicata. In ogni caso è importante che i genitori diano regole ben precise proprio per permettere ai ragazzi di svagarsi ma di non eccedere. Se il gioco diventa l’unica attività che attira tutta l’attenzione dei bambini e dei ragazzi si rischia di mettere le basi di una vera e propria dipendenza, come il gaming patologico.
Si dice che i ragazzini, interagendo con il videogioco, e prendendo decisioni in tempo reale nella situazione che stanno vivendo nel virtuale, hanno delle forti emozioni… Quanto sei d’accordo con questa affermazione?
Sono decisamente d’accordo. I videogames sono progettati per coinvolgere il cervello a livello logico ed emotivo e offrono un ambiente in cui sperimentare successi e insuccessi, contribuendo al loro sviluppo emotivo. Si possono vivere emozioni di tristezza, delusione, sollievo ed euforia a seconda degli obiettivi che si raggiungono. In questo caso, il gioco online multiplayer ha sicuramente un impatto maggiore sulle emozioni dei ragazzi proprio per l’elemento sociale.
La tecnologia ha portato benefici nel mondo dei videogames o solo dei peggioramenti dal punto di vista della socialità?
Non è una domanda semplice alla quale rispondere. Sicuramente, come ho anticipato nella domanda precedente, dipende dal tipo di gioco e dal tempo che viene dedicato ad esso. Se il gioco attira tutta l’attenzione del bambino, così da distoglierlo da altre attività importanti a livello scolastico o sociale e favorisce l’isolamento o la dipendenza, c’è un rischio serio da prendere in considerazione. Se, invece, il gioco diventa un’occasione di ritrovarsi in gruppo e condividere emozioni insieme può anche essere un agente di miglioramento della socialità. Ovviamente non deve essere l’unico. Alternare i momenti di socialità e privilegiare i contatti di persona è fondamentale.
Cos’è il gaming patologico? come e quando si manifesta?
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Internet Gaming Disorder (o Dipendenza dai Videogiochi) è definito nell’11a Revisione dell’International Classification of Diseased (ICD-11) come un modello di comportamento di gioco (“gioco digitale” o “video-gioco”) caratterizzato da una perdita di controllo sul gioco e da una crescente priorità data al gioco rispetto ad altre attività. In pratica, il Gaming Patologico si manifesta quando il gioco diventa un aspetto centrale della propria vita tanto da mettere in secondo piano quasi tutte le altre attività importanti della vita quotidiana, così come gli affetti e la socialità. I sintomi sono molto simili a quelli del Gioco d’Azzardo Patologico (senza la vincita o la perdita di somme di denaro). Questa patologia tende a manifestarsi generalmente durante l’adolescenza o la prima età adulta, ma non è esclusa anche in periodi diversi della vita.
Quale consiglio puoi dare ai genitori che devono trovare modi per distrarre i propri figli dai videogiochi?
La cosa più importante che i genitori possono fare è monitorare il tempo che i figli spendono sui videogiochi, così come impegnarsi a fornire alternative coinvolgenti, stimolando interessi diversi (magari anche uno sport o una passione). E’ fondamentale mantenere delle regole precise, ma anche flessibili in occasioni particolari. Inoltre, ritengo centrale spiegare ai ragazzi il perché di queste regole anche se faranno fatica ad accettarle: i ragazzi capiscono l’importanza di bilanciare la loro vita ed evitare di sfuggire ai problemi. Se ci sono difficoltà di comunicazione, emotive, frustrazioni e problemi che potrebbero portare i ragazzi a rivolgersi al gioco come fuga è fondamentale parlarne e farli sentire ascoltati, compresi e supportati.
Concludo con un monito: attenzione ragazzi, il mondo non è solo quello virtuale, fuori vi aspetta una vita reale, date spazio alla socialità.