Girando su internet alla ricerca di materiale per il mio videoblog settimanale, ho trovato inaspettatamente numerosi colleghi medici e chirurghi delle principali università americane, riprendere le proprie storie di Coming Out durante l’Università e nel lavoro in ospedale o nello studio professionale privato. A differenza di quanto vantato dalla UE, in Italia non c’è stata alcuna depatologizzazione ufficiale dell’omosessualità, per cui medici e neurochirurghi, psichiatri e infettivologi, incluso la diplomata ministro della Sanità usano i mass media solo per offendere e maltrattare gay, lesbiche e transessuali. È inaccettabile anche perché contrario alla deontologia professionale e allo scopo dei medici di promuovere il benessere fisico, psicologico e sociale di tutti i cittadini ‘senza discriminazione alcuna’. Nonostante questo dettaglio sia stato fatto proprio dalla Fnomceo, la federazione nazionale degli ordini dei medici, chirurghi e odontoiatri, nessun commento contrario si è levato neanche in coincidenza della commemorazione europea del 17 maggio, giornata proprio della depatologizzazione da parte dell’OMS, organizzazione mondiale della sanità. Eppure negli stessi giorni c’è stata una levata di scudi contro l’idea che la mammografia sia inutile. Due pesi e due misure, che pesano il doppio, visto che una delle fonti discriminatorie ha tirato in ballo l’aumentato rischio suicidario degli adolescenti gay, pretendendo di trasformarli in eterosessuali, mentre tutti gli studi internazionali, dagli anni novanta, riconoscono proprio queste terapie riparative e il clima omofobo istituzionale come causa di un aumento ulteriore dei suicidi. Nel video leggo i brani di Medici greci e romani, assolutamente gayfriendly e moderni, come Ippocrate, e quelli omofobi di Avicenna che nell’anno mille stabilisce la condanna medica dell’omosessualità, ripresa da Kraft-Ebing, padre della psicopatologia moderna. Nonostante i miei sforzi personali, in Italia sono i medici lesbiche e gay i più terrorizzati all’idea di fare Coming Out, a detrimento dei pazienti Lgbt che subiscono le peggiori discriminazioni a causa della mancanza di una corretta accoglienza e talvolta di una feroce omofobia espressa anche nella relazione medico paziente.
Manlio Converti