Gemellaggio Cina-Italia: l’Oriente conquista l’Occidente?

Grande soddisfazione per la ricostituzione del Grand Tour a partire dal gemellaggio archeologico Italia-Cina. Villa dei Papiri e Mausoleo Qin i simboli di questa collaborazione.

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Non si riesce mai a sottolineare abbastanza quanto le pubblicazioni degli ultimi anni sulle culture asiatiche, tra cui quella indiana e cinese, e sulle loro presunte pretese di conquista egemonica dell’Occidente, risultassero sin da allora assai azzardate, ingenue, e sprovviste di un uso rigoroso del termine “conquista” e del termine “egemonia”. Ogni conquista concreta di una cultura da parte di un’altra può dirsi seriamente tale non quando lo si fa con il denaro o con i cannoni ma quando in ballo c’è qualcosa di più “sostanziale”. Si disse che i giganti asiatici avessero superato i tassi di crescita economica dell’Occidente, che questi avessero un’arsenale bellico superiore a quello europeo, e che ciò giustificava tali tesi; eppure secondo noi ciò voleva dire molto poco.

Se dal subcontinente indiano e dall’Estremo Oriente cinese masse umane si spostano in Europa e negli Stati Uniti per istruirsi, formarsi, per acculturarsi, ciò sta a significare che l’egemonia è sempre politica e culturale, è sempre scientifica e artistica, è sempre di ciò che può soggettivare e assoggettare gli individui con strumenti e attività molto più intime e penetranti dei proiettili e dei conti bancari.

Il gemellaggio Villa dei Papiri ed Esercito di Terracotta è un esempio sintomatico di come l’egemonia globale (in bene e in male) sia ancora (e forse più forte che mai) quella dell’Occidente. Il gemellaggio culturale è stato firmato a Xi’an tra quest’ultima e le città di Ercolano, Portici e Caserta, e privilegerà soprattutto un’osmosi nel campo delle scienze e delle tecnologie archeologiche. Araldi di questo scambio saranno i due siti archeologici millenari degli scavi archeologici romani e la tomba dell’imperatore Qin (di cui è celebre l’esercito di terracotta).

Il presidente dell’Accademia Ercolanese Aniello Di Rosa ci rende partecipe di come il progetto si sia inaugurato durante il soggiorno in Italia dell’ambasciatore cinese Li Ruiyu e le visite guidate nel Miglio d’Oro che lo coinvolsero. L’idea di proporre un gemellaggio tra queste due realtà così lontane geograficamente è nata da un’analogia tra le rovine dell’antica Ercolano e quelle del Mausoleo dell’imperatore Qin. Entrambi i siti furono scoperti per caso da contadini intenti a scavare e rivolgere la terra.

Il gemellaggio è stato poi siglato successivamente con il soggiorno in Cina di una delegazione dell’Accademia Ercolanese e dei Comuni di Caserta, Portici ed Ercolano nell’ambito dell’iniziativa intitolata “Giornate dello Sviluppo pacifico e della realizzazione della nuova Via della Seta”. Come nel caso dei mercanti di marco Polo, a cavallo di accordi economici e tecnologici, si è iniziata una inestimabile dialogo sui temi della ricerca archeologica.

Nei casi vesuviani e cinesi afferma Di Rosa: «Si tratta di due siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco. La finalità del gemellaggio mira a ricostruire il Grand Tour, partendo dalla Reggia di Caserta fino ad arrivare alla Reggia di Portici, sede storica dell’Accademia Ercolanese, così come avveniva dalla seconda metà del settecento quando le scoperte archeologiche di Ercolano erano la meta ambita delle corti europee e degli uomini di cultura di tutto il mondo. La nostra regione potrebbe diventare una delle tappe di formazione della nuova classe dirigente asiatica: solo nell’attuale Repubblica Popolare Cinese, sono circa 350milioni i giovani appartenenti alle famiglie dei cosiddetti “nuovi ricchi” ai quali poter aprire le porte di questo itinerario formativo, storico e culturale in Occidente».

Il sindaco di Ercolano ha affermato che: «C’è soddisfazione per il collegamento che si è creato tra i nostri territori. Condividiamo una storia ultramillenaria e fa piacere vedere che, anche sotto l’aspetto culturale, i cinesi ci guardano con interesse e studiano le nostre tecniche archeologiche. Avere radici profonde può essere il viatico per una proficua collaborazione che possa andare oltre gli aspetti turistici e commerciali, e creare una sinergia anche nello studio di nuove tecnologie in grado di recuperare e valorizzare il patrimonio archeologico ancora sepolto nei due Paesi».

In conclusione chi sta conquistando chi? Quale è la cultura egemone? Siamo noi che stiamo scoprendo l’Estremo Oriente o è l’Estremo Oriente che sta scoprendo noi?

È un’interrogativo difficile da soddisfare in poche righe, fatto sta che il potere egemonico è di una cultura sull’altra e non tra economie o eserciti.