Della storia di Arpad Weisz se n’è saputo solo una decina di anni fa. Anche grandi giornalisti come Enzo Biagi e Gianni Mura, pur sapendo delle sue vittorie – 3 scudetti vinti, uno con l’Ambrosiana-Inter e 2 con il Bologna, oltre al trofeo delle Esposizioni conquistato battendo i maestri inglesi del Chelsey – della sua parabola ne ignoravano la fine.
Solo grazie al libro del giornalista Matteo Marani si è saputo della sua tragica morte, avvenuta nel campo di concentramento nazista di Auschwitz insieme alla moglie e ai due figli.
Di questa storia l’ex calciatore, e ora attore, Sergio Mari ne ha fatto una pièce teatrale che ha portato in giro, riscuotendo un grande successo, tra scuole, associazioni, scuole calcio e piccoli teatri. Successivamente di questo lavoro ha deciso di farne anche un monologo, una riduzione di 30’ che ora, in questo momento di lockdown dovuto alla pandemia, sarà possibile vedere via web.
La prima messa in onda ci sarà domenica 24 gennaio alle ore 18:00 sulla pagina FB “Generazione Wunderteam”, https://www.facebook.com/Generazione-Wunderteam-221004441984769/, ma le performance proseguiranno per tutta la settimana dedicata alla “Giornata della Memoria” con gli aggiornamenti di volta in volta pubblicati sulla pagina FB “Per altri Mari”.
Girato totalmente a Palazzo D’orsi di Calvanico, in provincia di Salerno, Sergio Mari ha indossato i panni contemporaneamente di Francisco Fedullo e di Arpad Weisz. Rispettivamente giocatore e allenatore del Bologna. “L’idea che Fedullo tornasse in vita – ha dichiarato Mari – per parlarci di sé, del Bologna e del suo grande allenatore, mi è venuta quando ho scoperto che era di origini salernitane. I genitori, alla fine dell’800, partendo dal Centro storico della mia città, vollero approdare in Uruguay in cerca di fortuna”.
La pièce consta di una singolare scenografia: la casa di Mari, disordinata certo, ma dove sia Fedullo che Arpad si sono trovati a loro agio, fino al punto che il primo addirittura si è voluto regalare un allenamento per meglio illustrarci le gesta dei suoi compagni Reguzzoni, Biavati e Fiorini. La pièce è arricchita con filmati e musiche dell’epoca ma anche di moderne atmosfere musicali. Da sottolineare, di sicuro dopo la visione, delle discrepanze tra le fonti di informazione dei fatti. Già rintuzzato da storici valenti che l’hanno vista in anteprima, Mari si è dovuto giustificare con la grade confusione in merito alla verità storica. Questo però, permetterà di approfondire, di discutere ancora, e soprattutto di parlare di questa vicenda che non bisogna assolutamente dimenticare.
“Da ex calciatore – ha dichiarato Mari – questa storia mi ha turbato non poco. Leggendo il libro di Marani “Dallo scudetto ad Aushwitz” e proseguendo nella ricerca di fonti e documenti non riuscivo a capire perché la storia di un grande allenatore fosse finita nell’oblio. Da qui la voglia di scriverci uno spettacolo che ora ho voluto produrre anche per il web per dare un segnale al nostro mondo attoriale che in piena pandemia certe attività possono essere osate”.