”Oggi Giancarlo rivive non solo attraverso il suo volto sorridente di giovane di 26 anni ma parla ai napoletani. Questo è il segnale che le cose si modificano ma ci vuole impegno, coraggio e perseveranza”. Così Paolo Siani, fratello di Giancarlo, nel giorno in cui cade il 35esimo anniversario dell’uccisione per mano della camorra del giovane giornalista de Il Mattino.
In occasione della cerimonia che si è svolta proprio nel luogo dove Giancarlo fu ucciso, nei pressi di quella che era la sua casa nel quartiere Arenella, il fratello Paolo ha sottolineato l’impegno suo e di tanti che in questi lunghissimi 35 anni hanno portato avanti la battaglia per non far dimenticare Giancarlo e, ha evidenziato, “oggi arriva un momento molto importante: la consegna del tesserino da giornalista professionista ma anche l’iniziativa de Il Mattino che regala i suoi articoli”.
Il tesserino di giornalista professionista sarà consegnato alla famiglia nel corso di un’iniziativa in programma al cinema Modernissimo alla presenza del presidente della Camera, Roberto Fico. Alla cerimonia a Rampe Siani, accanto al sindaco de Magistris e alla famiglia di Giancarlo, hanno partecipato i vertici delle forze dell’ordine, l’assessore comunale Alessandra Clemente e i rappresentanti della Fondazione Polis. ”Se siamo tutti qui dopo tanti anni – ha concluso don Tonino Palmese, presidente della Fondazione Polis – significa che c’è la consapevolezza che la morte e l’uccisione di un innocente fa solo del male e speriamo che ciò possa aiutarci a respingere il male della camorra”.
Giancarlo Siani fu ucciso a Napoli, la sera del 23 settembre 1985, sotto casa, nel quartiere residenziale del Vomero. Aveva compiuto 26 anni il 19 settembre, pochi giorni prima.
Dopo avere lasciato la redazione del quotidiano napoletano, si stava dirigendo verso la sua abitazione in via Romanelli con l’intenzione di recarsi poi ad un concerto di Vasco Rossi in programma per quella sera allo stadio San Paolo. I killer della Camorra lo intercettarono sotto casa e lo uccisero per fermare il lavoro che stava portando avanti sulle attivita’ delle cosche campane.
Sei le persone condannate per l’omicidio
L’uccisione di Siani, per la quale sono state condannate in via definitiva sei persone tra mandanti ed esecutori, secondo quanto emerso nel corso delle indagini, sarebbe stata decisa dalla camorra in seguito alla pubblicazione di articoli in cui il giornalista aveva smascherato scontri e alleanze tra clan, rivelando inoltre alcuni tradimenti al codice d’onore camorristico. Sulla sua tragica fine il regista Marco Risi ha girato nel 2009 il film “Fortapasc”.