Nuove scottanti verità riaprono il caso dell’omicidio di Giancarlo Siani
In seguito alle rivelazioni della Castelvecchi Editore e di uno dei suoi autori, Roberto Paolo (caporedattore dello storico quotidiano napoletano Roma) attraverso il suo nuovo libro Il caso non è chiuso. La verità sull’omicidio Siani, la Direzione Investigativa Antimafia della Procura di Napoli ha dato disposizioni per la riapertura delle indagini sull’omicidio Siani e sulla speciale costituzione di un pull giudiziaro di esperti.
Il nuovo libro di Roberto Paolo convince la Procura
Secondo la sinossi del libro di Roberto Paolo bisogna ritornare ad interrogarsi sull’omicidio Siani: «Gli assassini di giancarlo Siani sono tutti in galera? Questo è quello che si crede. Sei persone sono state condannate per l’omicidio del giovane cronista de Il Mattino, ucciso dalla camorra nel settembre del 1985. Ma i veri killer e mandanti potrebbero essere ancora liberi. È quanto sostiene l’inchiesta giornalistica di Roberto Paolo, che ha convinto la procura di Napoli a riaprire le indagini. L’autore ha passato al setaccio tutti gli atti del processo, scoprendo incredibili falle e contraddizioni eclatanti che gettano pesanti ombre sulla “verità” giudiziaria.
Il libro è il frutto di anni di ricerche per trovare documenti inediti, testimoni mai sentiti nei processi, vecchie informative sepolte nei cassonetti. Una controinchiesta che ha portato Paolo a raccogliere la confessione choc di una persona che afferma, a quasi trent’anni di distanza, di essere l’uomo che consegnò le armi ai killer di Siani: due ragazzi del clan Giuliano di Forcella. Mentre si aprono nuovi squarci sul vero ruolo che ebbe il clan Gionta di Torre Annunziata. Come in un noir, il lettore può seguire l’autore nel suo viaggio nel ventre molle di Napoli.
Un racconto che si dipana tra personaggi improbabili, avvocati o sedicenti tali, informatori, camorristi, ex investigatori ed ex giornalisti, e a volte si sofferma a descrivere le sgangherate biografie di alcuni dei principali protagonisti di quello che resta ancora oggi un vero giallo».
Il clan Giuliano di Forcella e non dei Nuvoletta sono gli esecutori materiali dell’omicidio Siani
Un uomo a quasi trent’anni di distanza rivela che ha dato lui le armi a Paoletto Cotugno e Alessandro Apostolo per l’uccisione di Giancarlo Siani, il 23 settembre 1985, e, dunque, che Armando Del core e Ciro Cappuccio (affiliati del clan Nuvoletta di Marano), ergastolani per l’omicidio Siani, non sono i colpevoli.
Secondo la versione ufficiale, in seguito all’articolo del 10 giugno 1985 su Il Mattino, Giancarlo Siani firmò la sua condanna a morte, facendo saltare la segretezza del progetto dei Nuoveletta di defenestrare il boss Valentino Gionta. Il clan Nuvoletta di Marano nel 1985 si trovava sulla soglia di una sanguinosa guerra di Camorra con un clan rivale.
Al fine di evitare questo spargimento di sangue e di compromettere le attività economiche del clan, i Nuvoletta decisero di fidelizzare con quest’ultimo realizzando il suo desiderio: l’eliminazione del clan Gionta. Per evitare di infrangere l’onore mafioso con l’omicidio del boss di un clan a lui affiliato decise di farlo arrestare dallo Stato (per il tramite di una soffiata). Giancarlo Siani fu colpevole di aver divulgato il piano segreto dei Nuvoletta provocando la reazione dei torresi Gionta. Grazie all’approvazione di Toto Riina, Lorenzo Nuvoletta ordinò l’omicidio Siani.
In seguito al volume di Roberto Paolo tutto ciò è stato messo in discussione e nuove responsabilità sembrano uscire dall’osceno.