Mercoledì 27 Agosto 2014 sarà il giorno del Giudizio per il Napoli di Aurelio de Laurentiis. Avverrà in Spagna, al San Mames di Bilbao. Ciò che è avvenuto in questi anni, e i segnali degli ultimi giorni, vanno fatti convergere in un quadro unico. E non per gratuita speculazione, ma per fare un’analisi obiettiva, il cui scopo è auto tutelarsi, sia da tifosi che da addetti ai lavori: avere le idee chiare su cosa potrebbe accadere alla storia calcistica azzurra, così da essere preparati a tutto, per restare lucidi, per non subire traumi, per non essere colti alla sprovvista. E non parlo della possibile eliminazione dalla prossima Champion’s League, ma delle ricadute che come un Domino possono far crollare gran parte del castello azzurro.
Dopo 10 anni dall’avvento dell’era De Laurentiis, è arrivato il momento in cui la Storia chiede il conto. Nulla da dire sulla grande rinascita del club dal 2004 in poi, tranne critiche sparse nel tempo su questo o quell’aspetto, ma fenomeni addebitabili a qualunque Presidente al mondo. Almeno per ciò che io credo, e non nego nemmeno ora di essere stato filo-presidenziale e di essere ancora sulla “linea aureliana” per molti versi. Ma quest’ultimo pezzo del progetto mi appare davvero oscuro.
Ciò che mi lascia perplesso è sopratutto il fatto di non sfruttare la forza finanziaria del Club. Dopo 10 anni, ed arrivato alla soglia delle grandi, la naturale evoluzione sarebbe stata quella di pianificare e attuare un anno da protagonisti, da campioni, da squadra che vince. Ed invece una serie di scelte, o meglio di non scelte, assolutamente disarmanti. L’anno scorso, grazie all’uscita di Cavani, si era costruita una grande base, con l’arrivo dei campioni madrileni, di altri giocatori di valore e soprattutto di un tecnico amato quanto quotato come Benitez. E si credeva di poter certamente lottare per vincere. Assodato a fine stagione che così non è stato, e che serviva qualcosa in più, tutti credevano che era arrivato il momento giusto, la strada era già ben indirizzata. Un mercato da prima fascia, e giù a gran velocità su tutte le competizioni.
Mi sono messo più volte nei panni di De Laurentiis in questi mesi di calcio mercato e l’analisi era per me chiara e lineare:
LO STATUS QUO
FINANZE
GLI AVVERSARI
LE COMPETIZIONI
Tutto portava al grande anno. Ed invece? Nulla di tutto ciò. Un mercato anonimo, senza rumore, quando c’erano le possibilità. Una squadra ancora una volta incompleta e di valore equiparabile a quella dello scorso anno. Ed ora arrivata al primo bivio della stagione con una tensione palese.
Una Società che vuole vincere diventa protagonista del mercato a giugno e luglio. E allora come è possibile fare un mercato così remissivo? Come non prevedere il disagio di Benitez? Come è possibile arrivare ad un Preliminare di Champions in maniera così approssimativa? Come non prevedere la rabbia di Higuain? Perché vendere Fernandez o altri nomi di buon livello, quando serve un ampio organico per affrontare 3 competizioni?
Le ricadute potrebbero essere forti: chissà se diversi campioni vorranno ancora restare, chissà se di conseguenza altri vorranno poi venire o meno, chissà se Benitez non decida di cambiare aria, ed infine, chissà se proprio lo stesso De Laurentiis non decida di abbandonare il sogno. Passerà alla storia per essere stato un grande Presidente e averci regalato degli anni d’oro, ma anche per aver sempre mancato l’ultimo grande passo. Spero nulla di tutto questo, e spero che il Napoli passi il turno. Ma certo è che fin che la Società non ragionerà “da grande”, resteremo sempre la Bella incompiuta.
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