Non è importante esserci dopo.
Ma esserci ed essere responsabili prima.
Ed il giorno dopo e l’altro ancora…
Indignarsi e fare prima che ci sia l’ennesima vittima innocente di un sistema che ha radici forti e ramificate. Un sistema che nasce nella famiglia ed è radicato e forte. 24 e 16 anni… Uno vittima e l’altro carnefice… Ma entrambi figli dell’indifferenza e della totale assenza delle istituzioni e del “sentirsi Stato”.
Si perché anche noi siamo parte di quello Stato, che dovrebbe tutelarci, difenderci, avere cura di noi sempre. Anche quando parcheggiamo uno scooter, vivendo da onesti, con l’animo gentile e la musica nel cuore e nell’anima. Ma anche quando non riusciamo a sottrarre a quell’humus, figlio di gomorra, un sedicenne che esce di casa armato, viene da chiedersi chi sono questi genitori che permettono tutto ciò? Cosa fanno e come fanno a mettersi a letto, con la certezza di un figlio che vive come morituro di una prossima faida o della sua prepotenza ed arroganza? Come essere, onestamente sereni, con un figlio di 16 anni, in giro ed armato… Ed ora che Giovanbattista è morto, ucciso da un ‘muccusiello’ scendiamo in piazza, siamo indignati e disperati. L’avremmo dovuto fare prima… Prima di Francesco Pio, ucciso a soli 18 anni a Mergellina e prima di tanti altri… Troppi figli di Napoli uccisi da innocenti. Giovanbattista era un ragazzo cresciuto con le regole e nell’amore di una famiglia normale, dove esiste ancora il rispetto e la vita ha valore. La propria come l’altrui. Politici, amministrazioni, istituzioni oggi nel delirio della passerella di riparazione ad una vita stroncata.
Spesso mi dicono che sono una cattiva cristiana, perché credo che chi commette un reato debba essere condannato con una pena esemplare, al di là dell’età anagrafica. Una mano armata che uccide deliberatamente deve scontare una pena esemplare. Non credo nella redenzione delle carceri e sono per togliere i figli ai camorristi, limitandone la podestà genitoriale. Credo che, non solo sia necessario ma sia quasi un dovere della società civile. Smettiamola di dare la colpa alle scuole. Ed oggi, all’indomani delle marce, delle fiaccolate, delle lacrime e dell’indignazione di tutti.
All’indomani del sangue innocente versato, asciugato dalla segatura e lavato dall’acqua, torneremo alla nostra vita normale, girando lo sguardo, chiudendo le finestre e facendo finta di niente, fingendo che tutto sia normale, fino al prossimo innocente freddato da un minorenne, che ruba orologi e che esce di casa con una pistola in tasca? Oggi siamo sempre qui, a Napoli con il suo mare e il sole. Napoli dove la redenzione non trova alcun senso né rende indietro la vita di un figlio alla propria madre.