di Sara Di Somma
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“No all’inceneritore, noi non vogliamo morire”.
Sono arrivati a centinaia, in piazza Matteotti, con i cartelli appesi al collo, bandiere e striscioni contro governanti, politici e camorristi. Perché ormai per i cittadini di Giugliano non c’è più differenza tra gli uni e gli altri, visto che nessuno si muove per impedire che l’area Nord paghi ancora un altro dazio all’ecomafia.
Così, nell’assoluto silenzio delle istituzioni, ieri è toccato ai cittadini comuni scendere in piazza per salvare la propria terra da una nuova, incombente minaccia: quella dell’inceneritore. L’impianto dovrebbe sorgere proprio nel sito di Taverna del Re, al fianco dell’ex discarica, e dovrebbe servire a bruciare le migliaia di tonnellate di ecoballe già depositate in loco. Ecoballe che sembra contengano rifiuti tossici e che quindi, qualora fossero inserite in un inceneritore, potrebbero creare danni ulteriori al territorio, incrementando il rischio per la salute dei suoi abitanti.
Di certo i cittadini hanno di che lamentarsi: perchè continuare ad avvelenare un territorio in cui si è già fatto tale scempio?
Interventi carichi di rabbia e sdegno, ma soprattutto di interrogativi hanno caratterizzato l’assemblea: “riteniamo che la scelta di costruire un inceneritore sia un atto estremo e di una gravità unica – ha dichiarato un cittadino presente all’assemblea – Chi ha pianificato questa operazione ritiene che nella Terra dei Fuochi e dei veleni tutto è concesso. Considera i cittadini del territorio gente incapace di reagire e di ribellarsi ai loro disegni criminali. Noi abbiamo l’obbligo morale di dimostrare il contrario, perché in gioco che la condanna a morte di un intero territorio e dobbiamo opporci con tutta la nostra forza”.
Sono reazioni dure quelle dei comitati civici intervenuti all’incontro allo scopo di aprire un dibattito sulle strategie da adottare per impedire che la Campania debba subire un ulteriore smacco; reazioni supportate anche dall’intervento di Alex Zanotelli, che è stato tra i più applauditi: oltre a ribadire la propria contrarietà alla costruzione di un impianto inceneritore nell’area di Giugliano, il gesuita ha sferrato un vero e proprio attacco alla politica locale sottolineando la tendenza dei politici coinvolti nello scempio dal silenzio-assenso a “riciclarsi”, continuando – proprio come i rifiuti – ad avvelenare il territorio campano.
Poi oggi, come se non bastasse, la nuova notizia choc: l’area ex Resit di Giugliano risulterebbe totalmente inquinata, al punto da non poter essere neppure bonificata. Secondo il primo studio dell’Istituto Superiore di Sanità l’inquinamento dei terreni sarebbe senza rimedio: si tratta di 220 ettari di terreno, ma le sostanze cancerogene volatili avrebbero raggiunto e contaminato anche i 2mila ettari di area circostante, danneggiando irreparabilmente la qualità delle falde acquifere. La bonifica è “un’impresa proibitiva”, secondo quanto dichiarato dal commissario di governo, Mario De Biase: “realisticamente la bonifica appare impossibile. Per legge, infatti, bisognerebbe raccogliere tutti i materiali, rimuoverli e trasportarli altrove. Stesso discorso vale per le acque”.