Giustizia umiliata: il grido dell’Avvocatura napoletana all’inaugurazione dell’anno giudiziario

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1013833_10203075377875062_156239236_nInaugurazione dell’anno giudiziario a Napoli, fra polemiche e riflessioni accese, sui venti di riforma.
Sono i rappresentanti dell’Avvocatura ad aprire la giornata, inscenando una protesta silenziosa, prima degli interventi previsti dallo splendido Salone dei Busti di Castel Capuano: tutti vicini come davanti ad un plotone d’esecuzione, in toga, con le mani legate da corde pesanti, indossando una striscia tricolore recante la scritta “In difesa della Democrazia”.
“Basta, non ci stiamo a questo assassinio continuo dell’Avvocatura! Non ci stiamo, a veder calpestati gli stessi Diritti dei cittadini” – ci dice uno degli iscritti, prima di accedere al salone – 
Una riforma forense, che vede oggettivamente in difficoltà non solo professionisti avviati, ma soprattutto i giovani: pensiamo ad esempio all’articolo 21 della predetta normativa che individua nell’esercizio continuo della professione e nella contestuale iscrizione cassa-albo, le soluzioni per continuare a far parte della categoria. In quanti, saranno espulsi, dall’albo?
Nel Salone dei Busti, il Presidente della Corte d’Appello di Napoli, Antonio Buonajuto – nella sua relazione – attacca ferocemente il fenomeno camorristico, colpevole di insinuarsi in attività lecite, per riciclare milioni di euro; riflessione giammai slegata dall’attenzione al contesto giudiziario, che soffre pesantemente di peccati gravi che non consentono alla legalità di apparire “conveniente” al cittadino: in pratica, la legalità patisce la concorrenza sleale della criminalità organizzata, oggi tesa a raggiungere i propri scopi affaristici grazie a collusioni importanti con parte della società civile, delle istituzioni, dell’impresa, della politica.
Il Presidente ha poi fatto espressamente riferimento alla necessità di introduzione del reato di disastro ambientale, per tutti i casi che si sono verificati e si verificano ancora sulla nostra terra martoriata; esigenza di prevenzione e di repressione, palesando una grandissima preoccupazione, per l‘infiltrazione della camorra nell’affare bonifiche.

E’ poi la volta del vice capo dell’amministrazione penitenziaria Francesco Cascini, in rappresentanza del ministro Cancellieri, duramente contestata, al grido “dimissioni, dimissioni” – pur se assente –  dagli stessi avvocati.
Durante il discorso del funzionario del Ministero, le toghe hanno sventolato le maschere di Anonymous, per poi lasciare del tutto la sala, dopo l’intervento del presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, Francesco Caia.

Da segnalare, fra gli interventi, il Focus del Procuratore capo Giovanni Colangelo, sulla irragionevole lunghezza del processo e sulla prescrizione del reato, istituto che deve necessariamente essere riformato, per evitare casi eclatanti di denegata giustizia: “impensabile che non interrompendosi tale termine, durante la fase processuale e fino alla sentenza, si possa mirare sin dall’inizio alla estinzione del reato”.

Giustizia umiliata, diritto alla difesa mortificato. 
Tanti, i temi affrontati stamani a Napoli.
Con un leit motiv imperante, per l’Avvocatura: “Questa riforma non ha da essere”.