Gli avvocati napoletani in assemblea. Considerazioni e decisioni

Il 9 aprile presso il Tribunale di Napoli si è svolta l'Assemblea degli Avvocati iscritti all'Ordine di Napoli, convocata dal Consiglio, dopo circa sette anni dall’ultima. Per alcuni è stato un evento che ha consolidato ed evidenziato la coesione della classe, per altri un’occasione perduta per far sentire la voce degli avvocati napoletani

0
1110

Si è svolta il 9 aprile presso il Tribunale di Napoli l’Assemblea degli Avvocati iscritti all’Ordine di Napoli, convocata dal Consiglio, dopo circa sette anni dall’ultima, su richiesta di più di 1500 avvocati del Foro di Napoli. Per alcuni è stato un evento che ha consolidato ed evidenziato la coesione della classe, per altri un’occasione perduta per far sentire la voce degli avvocati napoletani. Abbiamo intervistato alcuni esponenti dell’Avvocatura ed ascoltato le loro posizioni in cui si evidenzia (ndr) la divisione sulle scelte e sulla posizione votata dall’assemblea. La settimana prossima saremo con il Presidente del Consiglio dell’ordine degli avvocati di Napoli, l’Avv. Francesco Caia ed ascolteremo le sue considerazioni sull’assemblea. Vedi video manifestazione Avvocati a Roma.

L’ordine del giorno dell’assemblea

Erano poco più di 700 gli avvocati nella Sala Arengario, i quali, dopo una introduzione del Presidente Caia che presiedeva l’Assemblea, hanno presentato alcune mozioni, tra cui lo sciopero ad oltranza, già indetto da alcuni ordini, lo sciopero bianco e quello fiscale (che prevedeva il non versamento del contributo) ed altre. L’ordine di giorno prevedeva: “La valutazione e la analisi delle iniziative promosse dalle rappresentanze dell’avvocatura nazionale e relative deliberazioni”.

Il ministro Orlando e la votazione

Il confronto è quindi avvenuto sull’attuale e particolare momento di passaggio che vive l’Avvocatura sia per ribadire i problemi territoriali e nazionali sia per promuovere istanze da portare alle rappresentanze nazionali nella prosecuzione dell’interlocuzione politica con il neo ministro della Giustizia Andrea Orlando. Considerata l’attuale situazione di vuoto normativo e regolamentare sulla propria gestione si è proceduto alla votazione  per “alzata di libretto”. Da tale votazione sono stati esclusi i praticanti avvocati che non hanno preso bene tale decisione.

No astensione ad oltranza ma interlocuzione con il ministero competente

Si sono iscritti a parlare circa 50 avvocati ma soltanto 10 avvocati sono riusciti nel loro intento, tra cui il Presidente della Camera Penale l’Avv. Domenico Ciruzzi. Successivamente la maggioranza ha preferito rinunciare agli interventi per procedere alla immediata votazione delle mozioni. La maggioranza degli avvocati si è espressa in ogni caso contraria alla mozione sull’astensione ad oltranza.

Le associazioni territoriali di Napoli e provincia hanno proposto una mozione (la n°6) la quale ha sottolineato anche le problematiche relative alla attuazione della geografia giudiziaria che sul territorio napoletano stanno ormai culminando nel quasi collasso di alcuni uffici del Giudice di Pace, come quello di Marano, e del Tribunale di Napoli nord.

Tale mozione è stata condivisa dalla maggioranza dell’Assemblea che ha chiesto pertanto che il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli si faccia promotore unitamente ai rappresentanti politici, istituzionali ed associativi dell’Avvocatura Nazionale di tutti gli interventi che si renderanno necessari nelle sedi competenti, di seguito elencati.

Gli interventi necessari e le correzioni che verranno sottoposte al ministro

L’immediata correzione del c.d. “DDl Cancellieri”, prima di tutto, ribadendo in ogni caso la contrarietà alla responsabilità solidale dell’avvocato, alla motivazione della sentenza a pagamento, le forti perplessità sulla previsione dell’accertamento tecnico preventivo obbligatorio in tema di circolazione stradale e di responsabilità medica o sanitaria, alla lite temeraria, anch’essa in contrasto con il dettato costituzionale.

La necessaria riduzione  dei costi e maggiore efficienza del processo e l’individuazione di provvedimenti normativi che consentano all’Avvocatura di svolgere il ruolo sociale che le compete in favore dei meno abbienti attraverso il potenziamento delle risorse economiche ed il ricorso alla giurisdizione resti la primaria ed ineludibile garanzia a tutela del cittadino, assegnando all’avvocato il primario ruolo che l’art. 24 della Costituzione prevede.

Si confermi  la propria opposizione alla obbligatorietà della mediazione, come attualmente disciplinata, atteso che restano attuali ed incontestabili le censure di illegittimità costituzionali, favorendo, viceversa, l’introduzione di istituti quali la negoziazione assistita ed attribuendo ulteriori  competenze degli avvocati ed in tema di parametri, si insista per un aumento dei compensi afferenti lo scaglione più basso.

Le considerazioni e le interviste

“L’Avvocatura partenopea unita, insieme alle associazioni territoriali ed al Consiglio dell’Ordine di Napoli hanno quindi ancora una volta rivendicato, con forza il ruolo da protagonista finora svolto, sia sul piano territoriale che nella politica nazionale” – questa è la dichiarazione dell’Avv. Camilla Aiello che ha altresì evidenziato “la necessaria e ferma partecipazione, diretta ed attiva dell’Avvocatura e del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, ai lavori in svolgimento ed istituiti dal Ministero della Giustizia.”

Abbiamo inoltre intervistato il consigliere Avv. Gianfranco Mallardo il quale ha evidenziato che “l’assemblea degli avvocati di Napoli ha premiato la linea politica del Consiglio dell’Ordine di Napoli, che opera in pieno accordo con l’AIGA e tutte le associazioni forensi territoriali. I numeri espressi con il voto sono stati chiari, così definitivamente smentendo chi aveva cercato di insinuare che i vertici dell’avvocatura napoletana non avessero il consenso degli iscritti – ha ribadito il consigliere. Ci soddisfa, soprattutto, che i colleghi napoletani abbiano responsabilmente accolto l’invito alla protesta dura, quando vi è stata la necessità di aderire alle astensioni dalle udienze e alla manifestazione a Roma, ma abbiano saputo anche accogliere positivamente l’invito alla moderazione in attesa del risultato che potrebbe portare a il tavolo di confronto che si apre a Roma con il Ministro e le varie rappresentanze dell’avvocatura nazionale, ove spicca quella napoletana.

Anche l’Avv. Argia Di Donato ci ha esposto la sua posizione chiara, precisa e ritenendo “la strategia del confronto e della concertazione con quegli stessi organi emananti norme lesive di principi costituzionalmente garantiti, non sufficiente ma rafforzata da azioni forti, condivise a livello nazionale. Infatti – continua l’avvocato Di Donato – “l‘operazione di smantellamento della Giustizia che in questi anni ha visto protagonista uno Stato bugiardo e lontano dal cittadino, ad oggi, avrebbe legittimato più che mai prese di posizione più incisive da parte dell’Avvocatura italiana. Quando lo Stato emana norme che ledono le libertà e i diritti fondamentali, diviene ostile alla comunità e lo sfaldamento dei cardini fondamentali della democrazia, in tal senso attuato con pervicace ostinazione, imporrebbe azioni mirate, fuori da ogni tipo di compromesso. I rappresentanti dell’Avvocatura nazionale avrebbero dovuto essere gli ambasciatori delle istanze di una categoria ad oggi sempre più mortificata e svilita, comprovando che gli avvocati – garanti della Democrazia e suoi difensori – non sarebbero rimasti inerti di fronte lo scempio compiuto dai ‘poteri forti’. 

 Personalmente – continua la Di Donato –si è rivelata un fallimento. Il numero esiguo di partecipanti, compresi i ‘rinforzi’ sbarcati a difesa del fortino pur in assenza di attacchi, votazione frettolosa ed improduttiva di effetti reali, animosità e personalismi, confusione e mala educazione hanno imperato, dando soddisfazione ai soli detrattori dell’assemblea quale momento partecipativo e democratico. L’unico dato di rilievo è l’aver preso consapevolezza della totale mancanza di coscienza personale e professionale degli avvocati napoletani i quali, immemori di ciò che dovrebbero essere e della funzione ‘sociale’ che dovrebbero svolgere, hanno dimostrato di accettare le cose per quelle che sono senza voler provare almeno ad essere protagonisti del cambiamento, offuscando la possibilità di dare nuova luce a quella che fino a pochi anni or sono era ancora una nobile professione.

A terminare la nostra intervista l’amara considerazione della Di Donato: “ per nobili ideali occorrono grandi ali, vista lungimirante, cuore aperto e coraggioso. A questo punto appare legittimo chiedersi: chi è che sta uccidendo la Giustizia? Il Governo? I Poteri forti? O sono piuttosto i tesserati del partito degli assenti e dei deleganti, con le loro iniquità e le loro sterili polemiche, atte a conservare intatto il proprio misero e infruttuoso orticello? Abbiamo perso una grande opportunità ma per farlo avremmo dovuto per primi ‘riformare’ noi stessi! In tal modo il tanto ostentato stato di agitazione sarebbe stato reale e con la volontà del vero rinnovamento, quello che nasce dallo spirito di classe. L’individualismo innato che ha contribuito a creare le condizioni in cui oggi siamo, doveva essere abbandonato, combattuto e vinto! Ma ciò non è accaduto. E forse non accadrà mai. Noi non siamo quei tutori della Giustizia che dichiariamo di essere. Almeno non come classe. In tale constatazione vivono il mio rammarico ed il mio dispiacere. Che ognuno abbia ciò che vuole.

Abbiamo ascoltato anche l’Avv. Daniele Giordano e gli abbiamo chiesto il suo parere sull’assemblea. “Alla luce dei provvedimenti dei vari governi succedutisi negli ultimi 10 anni, volti a distruggere il sistema giustizia per poi darne la colpa all’avvocatura italiana, essendo Napoli il faro della stessa, almeno per il Centro sud, si guardava con attenzione alla stessa, visto il grande fermento che attraversa l’avvocatura tutta.” Vi è stata partecipazione e quali sono le sue considerazioni: La sala Arengario era gremita ed ad un certo punto una minoranza di avvocati ha presentato delle mozioni uguali alle forme di protesta indetta dall’OUA, tranne che per una dove, atteso lo sfascio completo della Giustizia si chiedeva in essa l’astensione ad oltranza per 45 giorni e contro ogni previsione, l’ancienne regime, terrorizzato dalla minaccia di sovvertire anche minimamente l’ordine precostituito, ha ordinato di votare ai propri accoliti di votare contro tutte le mozioni anche quelle proposte dall’Oua.

Quale era l’atmosfera quindi? Ad un certo momento non si è capito nulla, galoppini che andavano dai servi ad ordinare di votare contro ogni mozione, e le associazioni pro Coa tutte unite a presentare una mozione morbida che prevedesse un tavolo di concertazione con i rappresentanti della Giustizia. Come è stata la votazione a suo dire? Ridicola, semplicemente ridicola, per l’astensione hanno votato circa 80 persone, la minoranza compatta. Il bello è stato quando si è votato per le mozioni indette dall’OUA e dal Sindacato ma a quel punto si è votato contro, sempre contro, e così è stato.

Il suo bilancio quindi è assolutamente negativo? Si è persa un’ennesima occasione di democrazia. Napoli ha perso la possibilità di dare un segnale forte all’avvocatura italiana, facendo capire che tra i vertici e l’ossatura, la base dell’avvocatura c’è una profonda ed insanabile frattura.” Cosa succederà adesso? Una vera opposizione al Coa che sin d’ora non c’era mai stata con proteste, ma sopratutto proposte.

La nostra redazione è a disposizione degli organi e delle associazioni menzionati per essere intervistati ed ascoltare le loro necessarie considerazioni contattandoci all’email segnalazioni@roadtvitalia.it o al numero 0815931985 (Redazione)