Continua la rubrica di Road Tv Italia alla scoperta dei veri volti cui sono stati ispirati i personaggi di ‘Gomorra – La Serie’, che si appresta a raggiungere la quarta stagione. Nelle prime puntate ci abbiamo raccontato le vicende di Paolo Di Lauro, alias Pietro Savastano, Raffaele Amato, il cui volto si è trasformato in quello di Salvatore Conte e Cosimo Di Lauro, le cui atmosfere cupe si specchiano in quelle di Genny Savastano. Adesso vogliamo parlarvi di uno dei personaggi dell’ultima stagione della serie: Enzo Sangue Blu. Il baby boss portato in scena dalla splendida interpretazione di Arturo Muselli, che si ispira a una delle figure più controverse della camorra moderna: Emanuele Sibillo.
Durata da fine marzo 2013 al 2 luglio 2015, ovvero proprio il giorno dell’omicidio di Emanuele Sibillo. Una guerra che ha visto contrapposti da un lato il cartello Mazzarella-Del Prete-Buonerba e dall’altra la cosiddetta ‘Paranza dei bambini’, chiamata così proprio per la giovane età dei suoi componenti. Afferente alla terza generazione dello storico clan Giuliano, affiancata proprio dai clan Sibillo, Brunetti e Amirante. Questi ultimi alleati del clan Ferraiuolo-Stolder e appoggiati esternamente dal gruppo Rinaldi di San Giovanni a Teduccio. L’obiettivo era il controllo dei rioni di Forcella, Maddalena e Duchesca.
L’atto finale, come detto, avviene nella notte del 2 luglio 2015. Emanuele Sibillo nel giugno di quell’anno era sfuggito
a un blitz delle forze dell’ordine, in cui furono arrestate circa 60 persone, tra luogotenenti, killer ed estorsori. Da quel momento era diventato a tutti gli effetti un latitante, insieme con il fratello Pasquale, detto ‘Lino’. C’erano entrambi quella sera in via Oronzio Costa, a pochi passi da Forcella, per partecipare a una cosiddetta ‘stesa’. Ovvero quando, a bordo di scooter e moto, i giovani camorristi sparano in aria o contro palazzi in una particolare zona, per dimostrare chi comanda lì. Un modo per segnare il territorio. E così sarebbe dovuto essere anche allora. Ma quella notte i Buonerba lo stavano aspettando. E in una strada chiusa e troppo stretta per girare senza dover scendere dal mezzo, hanno risposto a quegli spari con il fuoco a quei bersagli che ormai erano scoperti.
Un solo colpo, tanto è bastato. Un proiettile alla schiena che ha spento la vita di Emanuele Sibillo. I cui ultimi istanti sono riportati nell’agghiacciante documentario prodotto dalla Divisione Digitale del Gruppo Gedi (Espresso), in collaborazione con 42° Parallelo e Sky. Con le videocamere di sorveglianza che riprendono una moto di grossa cilindrata arrivare al pronto soccorso dell’ospedale Loreto Mare. E due persone che trasportano in braccio un corpo. E’ quello del baby boss che a 19 anni era già uno dei più temuti della malavita napoletana. Un omicidio festeggiato dai suoi assassini, come riferito dagli inquirenti attraverso le testimonianze di alcuni pentiti, con un brindisi a bordo di un gommone partito dal Borgo di Santa Lucia due giorni dopo. “Abbiamo buttato giù quello più pesante”.
Due anni e mezzo dopo l’omicidio, il gup del Tribunale di Napoli, Paola Piccirillo, ha condannato all’ergastolo Gennaro Buonerba, Antonio Amoroso, Luigi Criscuolo e Andrea Manna.
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