Gomorra, chi è Pietro Savastano, il pericoloso boss che imperversa nelle prime stagioni della serie tv? Le sue vicende si rifanno a quelle di Paolo Di Lauro, per tutti ‘Ciruzzo ‘o milionario’
‘Gomorra’ è una delle serie di maggior successo a livello internazionale. Personaggi quali don Pietro Savastano, suo figlio Genny, la moglie donna Imma, ma anche Ciro l’Immortale, Enzo Sangue Blu e tanti altri, sono entrati di prepotenza nell’immaginario collettivo degli spettatori di questo progetto che ha superato ogni più rosea aspettativa a livello di ascolti. Tanto che si attende con grande trepidazione la data di uscita della quarta stagione.
Ma cosa c’è dietro ‘Gomorra – La Serie’? Indubbiamente il grande lavoro degli sceneggiatori, dei registi, degli attori, ma anche, forse soprattutto, una storia vera. Tante storie vere. Quelle che si sono annidate e si annidano ancora nella parte buia di Napoli. In quella linea, neanche tanto sottile, che c’è tra il bene e il male. L’anima nera di una città che di giorno si ritrova nei riflessi del sole sul mare, nell’imponenza del Vesuvio, nei suoi salotti buoni. Ma che di notte viene svegliata dalle ormai sempre più famigerate “stese”, nel traffico di droga, negli omicidi. Nella camorra.
Road Tv Italia ha deciso di accompagnarvi in ciò che si cela alle basi di tutto ciò, in quelle storie. Alcune conosciute, altre meno. Provando ad analizzare le curiosità e i veri volti dei personaggi tanto enfatizzati dalla serie. Il primo fra tutti non poteva che essere il capo del clan dei Savastano, quel don Pietro, interpretato in maniera a dir poco perfetta (per ciò che vuole rappresentare) da Fortunato Cerlino. Dietro di lui si celano le sembianze di Paolo Di Lauro, per molti “il boss invisibile”.
Sì perché ras di Secondigliano ha sempre pensato, proprio come i padrini di Cosa Nostra siciliana, che la vera forza di un capo sia quella di comandare senza farsi vedere. Ecco perché la sua voce non è mai stata intercettata e il suo coinvolgimento, che ha portato a una condanna nel maggio del 2006 a 3 ergastoli per traffico di droga, concorso in omicidio e associazione a delinquere, è stato riscontrato soprattutto attraverso le dichiarazioni dei pentiti.
Una partita a poker diversa dalle altre, la nascita di “Ciruzzo ‘o milionario”
Eppure ha vissuto l’epoca forse più sanguinaria della camorra napoletana da protagonista, all’interno della ‘Nuova Fratellanza’, o ‘Fratellanza Napoletana’, che poi sfocerà nella ‘Nuova Famiglia’. L’insieme di tutti cartelli criminali che nei primi anni ottanta si opposero all’ascesa di Raffaele Cutolo e della Nuova camorra organizzata. Tra i fondatori e più influenti boss a contrastare don Raffae’ c’era Luigi Giuliano, ‘O Rre’ di Forcella. Che una sera si trovava allo stesso tavolo di poker proprio con Paolo Di Lauro. Da una parte la “nobiltà” della malavita partenopea, dall’altra quella parte mai troppo ben vista, ma la cui forza risolutrice si rivelò importantissima nella guerra al professore di Ottaviano.
Come viene raccontato da Roberto Saviano, a un certo punto della partita, il boss di Secondigliano perde una mano molto importante e sostanziosa. A quel punto fa per alzarsi, mettendo le mani in tasca, per “ricaricare” il suo piatto, quando gli cadono, come fossero caramelle, tutta una serie di centomila lire a terra. Allora Giuliano lo guarda ed esclama: “E chi è arrivato, Ciruzzo ‘o milionario?”. Fu quello il momento in cui nacque il soprannome che Paolo Di Lauro porterà per sempre con sé nelle guerre successive, compresa la sanguinaria ‘faida di Scampia’.