‘Gomorra’ è una delle serie di maggior successo a livello internazionale. Personaggi quali don Pietro Savastano, suo figlio Genny, la moglie donna Imma, ma anche Ciro l’Immortale, Enzo Sangue Blu e tanti altri, sono entrati di prepotenza nell’immaginario collettivo degli spettatori di questo progetto che ha superato ogni più rosea aspettativa a livello di ascolti. Tanto che si attende con grande trepidazione la data di uscita della quarta stagione.
Ma cosa c’è dietro ‘Gomorra – La Serie’? Indubbiamente il grande lavoro degli sceneggiatori, dei registi, degli attori, ma anche, forse soprattutto, una storia vera. Tante storie vere. Quelle che si sono annidate e si annidano ancora nella parte buia di Napoli. In quella linea, neanche tanto sottile, che c’è tra il bene e il male. L’anima nera di una città che di giorno si ritrova nei riflessi del sole sul mare, nell’imponenza del Vesuvio, nei suoi salotti buoni. Ma che di notte viene svegliata dalle ormai sempre più famigerate “stese”, nel traffico di droga, negli omicidi. Nella camorra.
Sì perché ras di Secondigliano ha sempre pensato, proprio come i padrini di Cosa Nostra siciliana, che la vera forza di un capo sia quella di comandare senza farsi vedere. Ecco perché la sua voce non è mai stata intercettata e il suo coinvolgimento, che ha portato a una condanna nel maggio del 2006 a 3 ergastoli per traffico di droga, concorso in omicidio e associazione a delinquere, è stato riscontrato soprattutto attraverso le dichiarazioni dei pentiti.
Come viene raccontato da Roberto Saviano, a un certo punto della partita, il boss di Secondigliano perde una mano molto importante e sostanziosa. A quel punto fa per alzarsi, mettendo le mani in tasca, per “ricaricare” il suo piatto, quando gli cadono, come fossero caramelle, tutta una serie di centomila lire a terra. Allora Giuliano lo guarda ed esclama: “E chi è arrivato, Ciruzzo ‘o milionario?”. Fu quello il momento in cui nacque il soprannome che Paolo Di Lauro porterà per sempre con sé nelle guerre successive, compresa la sanguinaria ‘faida di Scampia’.
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