Gomorra chi è Genny Savastano? Dietro il volto del personaggio interpretato da Salvatore Esposito si cela l’anima nera di uno dei più sanguinari boss della storia della camorra: Cosimo Di Lauro.
Continua la rubrica di Road Tv Italia alla scoperta dei veri volti cui sono stati ispirati i personaggi di ‘Gomorra – La Serie’, che si appresta a raggiungere la quarta stagione. Dopo aver raccontato le vicende di Paolo Di Lauro, alias Pietro Savastano, e Raffaele Amato, il cui volto si è trasformato in quello di Salvatore Conte, è la volta di uno dei più sanguinari boss della storia della camorra. Nella serie in onda su Sky Atlantic è l’unico a essere sopravvissuto alla mattanza dei vecchi boss avvenuta nelle prime tre stagioni. Capace di uccidere anche l’Immortale Ciro Di Marzio. Parliamo di Genny Savastano. Figlio del ras di Secondigliano e suo successore fino alla disgregazione del clan, nella guerra con i vecchi colonnelli del padre. Nella realtà, più semplicemente, lo sguardo di ghiaccio di Cosimo Di Lauro.
Quel boss che si veste sempre di nero
F1, ovvero il primogenito di ‘Ciruzzo ‘o milionario’, come veniva chiamato nella contabilità, indossa sempre abiti neri per imitare il protagonista del film ‘Il Corvo’, interpretato da Brandon Lee. Realtà e finzione che si incontrano ancora, sempre. E’ l’esatto opposto del padre, che, però, nel 2004, quando diventa latitante, impone la legge del figlio più grande. Ovvero, a comandare in sua assenza sarebbe dovuto essere sempre il maggiore.
Cosimo Di Lauro, però, non pensa che sia importante non essere notati, dai propri nemici quanto dalla magistratura e dalla stampa. Sa di essere intercettato, ma poco gli sembra importare. Gira per la città con la stessa arroganza con cui parla ai suoi sottoposti. Quelli che un tempo erano gli uomini più fidati del clan e che adesso si ritrovano a essere sostituiti da ragazzi di fiducia dal nuovo boss.
L’omicidio che dà il via alla faida di Scampia
E’ in questo contesto storico che nasce la ‘Faida di Scampia’, con l’omicidio di Luigi Aliberti, come viene raccontato dal pentito Gennaro Notturno. Tra i protagonisti di quel periodo e da poco più di un anno collaboratore di giustizia. E’ il 29 settembre 2004, quando Aliberti cade, in via Ghisleri, sotto i sei colpi di pistola al volto che gli vengono esplosi dal commando degli ‘scissionisti’. “Volevamo mandare un messaggio a Cosimo Di Lauro, per fargli capire che eravamo pronti a tutto se non ci dava i soldi che ci spettavano. Ma lui non capì o finse di non capire”. Omicidio che dà ufficialmente il via a una delle più cruente guerre di camorra. E che venne pianificato durante un summit che si tenne i primi giorni di settembre al settimo piano di un palazzo al lotto T/B di via fratelli Cervi, roccaforte del clan Notturno-Abbinante.
Tra i presenti, i nomi che negli anni successi diventeranno all’ordine del giorno su quotidiani e siti internet: Vincenzo Notturno, Ciro Mauriello, Arcangelo Abete, Raffaele Amato e Cesare Pagano. Tutti con l’auspicio che quella morte servisse a fa arretrare Cosimo Di Lauro nelle sue convinzioni. E a ripristinare la vecchia gestione dei proventi del traffico della droga. Ma, al contrario, F1 non cambiò idea. E non lo fece neanche il 28 ottobre del 2004. Dopo il duplice omicidio di Claudio Salierno e Fulvio Montanino. Quest’ultimo suo braccio destro. Anzi, quando un amico di famiglia, andò da lui per portargli un messaggio del padre latitante, in cui si diceva chiaramente di interrompere subito quella guerra, la risposta di Cosimo fu un secco: è troppo tardi.