Gomorra, chi è Salvatore Conte? I veri volti dietro i personaggi della serie

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Gomorra, chi è Salvatore Conte

Gomorra, chi è Salvatore Conte? Il boss che dalla Spagna organizza e porta avanti la sua guerra per la conquista di Secondigliano si rifà alle gesta di Raffaele Amato. Il capo del clan degli ‘scissionisti’

Continua la rubrica di Road Tv Italia sui veri volti che hanno dato vita ai personaggi di ‘Gomorra – La Serie’. Dopo il racconto sulla nascita camorristica di Paolo di Lauro come ‘Ciruzzo ‘o milionario’, alter-ego di don Pietro Savastano, questa volta vogliamo raccontarvi del boss dalle cui vicende si è presa ispirazione per creare Salvatore Conte. Si tratta di Raffaele Amato. Anche lui, prima facente parte del clan di Secondigliano e poi nemico giurato in quella che è stata ribattezzata come la ‘Prima faida di Scampia’. Una delle guerre di camorra più sanguinose in assoluto, con circa 70 morti ammazzati. Tra i quali figurano anche alcune vittime innocenti, come Gelsomina Verde.

Le rivelazioni dei pentiti sull’inizio della faida

Eppure, come ha raccontato il pentito Maurizio Prestieri, tra i fedelissimi di Paolo Di Lauro, il boss di via Cupa dell’Arco era molto “cordiale” con Raffaele AmatoGomorra, chi è Salvatore Conte, ‘a vecchiarella. Il problema, invece, erano i rapporti con il figlio Cosimo. Che nel 2004, però, si ritrova al potere, durante la latitanza del padre. “Amato voleva molto bene alla famiglia Di Lauro”, racconta il collaboratore di giustizia. E, proprio in virtù di ciò, decide di abbandonare Secondigliano e l’Italia volando in Spagna per proseguire lì i suoi traffici di droga. Luogo dove il boss sarebbe potuto restare, non avendo di certo alcun problema economico o di libertà di movimento. Ma “quando il clan Di Lauro attaccò i suoi nemici, ruppe gli indugi e tornò”. Insomma qualcosa di più rispetto al motivo economico alla base dello scoppio della guerra.

Ricostruzione che si aggiunge a quella di Giuseppe Misso jr, che racconta come fu lo stesso Cosimo a intimare ad Amato di andar via da Napoli, con la conseguenza della morte in caso di un suo rifiuto. Gesto che stupì molto chi era sempre stato in ottimi rapporti con la famiglia Di Lauro, ma che mostrò quell’arroganza che si rivelò l’arma migliore a disposizione di Amato nel reclutare alleati durante la faida-. Dalla quale il clan degli scissionisti (o anche degli ‘spagnoli’, proprio per la presenza della base operativa nella penisola iberica) uscì come vincitore assoluto.