Alessandro Cirino oggi è un rinomato Redken Ambassador che è stato scelto per prendere parte, il prossimo 6 e 7 novembre a Riccione ad un importante workshop tenuto da Sam Villa – Global Redken Artist.
di Anna Adamo
Le passioni non si scelgono.
Sono loro a scegliere noi e, in alcuni casi, a determinare gran parte della nostra vita.
Alessandro Cirino ne è la dimostrazione.
Aveva solo quattordici anni, infatti, quando ha capito che nella vita non avrebbe voluto fare nient’altro che il parrucchiere.
“Ho iniziato a fare questo lavoro da ragazzino e non ho più smesso” – racconta.
E ha fatto bene a non smettere, perché oggi, dopo tantissimi anni di dedizione, impegno e passione è un rinomato Redken Ambassador che è stato scelto, insieme ad altri hair stylist, per prendere parte, il prossimo 6 e 7 novembre a Riccione ad un importante workshop tenuto da Sam Villa – Global Redken Artist.
I suoi “Hair&Hair atelier” e “Hair&Hair petite atelier”, in cui moda, capelli e prodotti internazionali si fondono con location di moda e design, situati l’ uno in via Medaglie d’ Oro 24 e l’ altro in via Gianvincenzo Quaranta 32 a Salerno, sono tra i migliori saloni esistenti in Italia e all’estero.
Competenza e formazione sono le parole d’ ordine, utili per non lasciare nulla al caso e realizzare un look adatto al modo di essere e alle esigenze di ogni cliente.
Quando ha capito che nella vita avrebbe voluto fare il parrucchiere?
Ho capito di voler fare il parrucchiere quando avevo tredici anni. A quattordici ho iniziato a fare questo lavoro e non ho più smesso.
Mia madre era solita prendersi cura dei suoi capelli, io la osservavo. Tutto è iniziato da qui.
Ciò che mi ha affascinato è la pulizia di questo lavoro, perché è vero che si ha a che fare con i colori e con diverse altre procedure e trattamenti, ma è altrettanto vero che si sta sempre con le mani in acqua e ci si occupa di lavare i capelli, di tutto ciò che riguarda la pulizia di questi ultimi. È stato questo aspetto e molte altre sfaccettature di questo lavoro che mi hanno fatto capire che nella vita non avrei voluto fare altro che il parrucchiere.
Come è cambiato questo mestiere da quando lei ha iniziato ad oggi?
È cambiato davvero tantissimo.
Al giorno d’oggi il parrucchiere non è più il classico shampista, è un vero e proprio esteta, una persona che studia la cliente che si ritrova davanti e realizza per lei un look che ne rispecchi il modo di essere e lo stile.
Non esiste un look che vada bene per tutti. Ciò che sta bene ad una persona non è detto che stia bene anche ad un’ altra. In questo il parrucchiere fa la differenza, perché deve saper proporre alla cliente il look più adatto a lei, a prescindere da ciò che va di moda, donandole un capello sano, ben tagliato, curato.
Quali caratteristiche deve, quindi, avere un bravo parrucchiere?
Un bravo parrucchiere deve essere un esteta, conoscere le lingue.
Dico sempre che quest’ ultimo debba fare la polaroid alla cliente, debba studiarla ed essere attento ai dettagli.
Inoltre, non bisogna mai trascurare la formazione. È un mestiere che richiede continuo aggiornamento. Io mi sono formato in Inghilterra, questo per me è un vanto, così come lo è essere stato ritenuto uno dei migliori hair stylist.
Sono stato presente in numerose accademie internazionali come: TONI E GUY, TREVOR SORBIE, VIDAL SASSOON, HOB SALON, ALLILON LONDON, LUDOVIC BECKERS.
Il mio personale è in continua formazione, periodicamente ospitiamo dei formatori.
Questo ci consente di essere bravi nel nostro campo e poter adattarci a tutti i tipi di clienti.
Nei miei saloni giungono clienti di tutti i tipi, dal chirurgo, al giudice, alla persona che fa i lavori più umili e si fida di noi, perché sa bene come lavoriamo.
È tutto questo rende un parrucchiere degno di essere ritenuto bravo.
Quali sono i tagli e i colori di tendenza?
C’è un grande ritorno al naturale, ai colori naturali che derivano dalla terra.
Colori caldi, marroni, o anche marroni freddi.
Il cambiamento sostanziale è nella luminosità dei colori.
Si possono avere tranquillamente capelli lunghissimi o un bob corto, a fare la differenza è la personalità di ciascuno di noi.
Sono dell’ idea che noi parrucchieri non lavoriamo di pari passo con la moda, ma siamo un susseguirsi della moda.
Le ragazze, cosa chiedono? Quale approccio ha verso le richieste di queste ultime?
Mi trovo in una fase della mia carriera in cui sono le clienti a chiedermi cosa starebbe loro bene, perché si fidano. Un bravo parrucchiere deve essere capace di individuare cosa sta bene ad una cliente e cosa non le sta bene, ma soprattutto indirizzarla verso un’altra opzione quando si accorge che quel look da quest’ultima proposto non le sarebbe bene.
Adattare il look alla morfologia della persona, questa nel mio negozio è la prima regola.
Ad una persona alta un metro e cinquanta non stanno bene i capelli molto lunghi, così come non sta bene la frangia ad una persona che non ha fronte, ad esempio.
Faccio tante permanenti afro alle ragazze, ma farla ad una ragazza tranquilla, un po’ mulattina, del sud, garantisce un risultato straordinario.
Faccio questi esempi per ribadire che il look debba essere adattato alla persona, che sia una ragazza o una donna adulta e, soprattutto, che bisogna puntare sulla qualità.
Un capello lucido e ben curato è bello sia riccio che liscio, sia corto che lungo.
Tutti abbiamo risentito degli effetti negativi della pandemia, parrucchieri compresi. Qual è la sua opinione in merito?
La pandemia ha sicuramente avuto i suoi effetti negativi, per quanto mi riguarda, però, devo dire che proprio in quel periodo ho avuto l’occasione di farmi conoscere attraverso i social dando consigli per poter effettuare colori e trattamenti in casa senza correre il rischio di rovinare i capelli.
Post pandemia molte persone che mi avevano conosciuto sui social sono venute a trovarmi in salone, perché hanno riconosciuto in me e nel mio personale professionalità e competenza, ma soprattutto sicurezza.
Nel 2018, infatti, ho aperto un salone di 250 metri, un vero e proprio atelier e le persone si sono rese conto che venendo da noi avrebbero potuto godere di tutta la sicurezza del caso, necessaria post pandemia.
Quindi, si, la pandemia ha avuto i suoi effetti negativi, ma non si può non dire che abbia avuto anche i suoi effetti positivi, perché ciò che abbiamo perso durante il periodo di lockdown abbiamo avuto la possibilità di recuperarlo dopo.
Cosa si sente di consigliare ad una persona che vuole diventare parrucchiere?
Bisogna rendersi conto del fatto che al giorno d’oggi esistano tante attività da poter fare, oltre lo studio.
Se una persona non ha una predisposizione per lo studio, non ha senso che continui a perseverare e a non ottenere risultati.
È opportuno che prenda consapevolezza di tutto ciò e inizi a dedicarsi ad un’attività che gli permetta, a vent’anni, di realizzarsi e di non dipendere completamente dalla propria famiglia.
Se si è bravi, si riesce ad emergere in qualsiasi attività si decida di fare.
Io ne sono la dimostrazione.
Non sono nato in una famiglia di parrucchieri,ma nel corso della vita ho deciso di investire sul mio futuro professionale, ho frequentato le accademie più famose al mondo e ne sono orgoglioso.
Ai giovani, soprattutto, consiglio, quindi, di dedicarsi ad un’attività che possa garantire loro un futuro, ricordando che con impegno, passione e dedizione si possano raggiungere grandi risultati.