Due primi ministri, due lanci di uova schivati e una bufera (l’ennesima) proveniente dall’altro lato dell’Atlantico con le rivelazioni via Netflix di Harry e Meghan. Sono i primi 100 giorni di re Carlo III, la prima tappa dell’era carolingia che sembra adagiata sul solito labile equilibrio del ‘keep calm e carry on’.
Ma soprattutto il tentativo di mantenere tutto insieme, con quello che sembra un ramoscello d’ulivo che il sovrano porge ai ‘principi ribelli’: i Sussex saranno invitati alla cerimonia per la sua incoronazione il prossimo 6 maggio.
Nel centesimo giorno dalla morte di Elisabetta II cui Carlo è succeduto al trono, i media britannici fanno sapere infatti che il sovrano ritiene siano “benvenuti” all’evento in primavera “tutti i membri della famiglia reale”. Harry e Meghan compresi, quindi. L’invito non sarebbe stato ancora ricevuto dai Sussex e la lista completa degli invitati verrà messa a punto nei prossimi mesi, scrivono ancora i media mentre Buckingham Palace non commenta, ma una fonte pare tenga a sottolineare che il re “ama entrambi i suoi figli”.
William e Harry, il cui rapporto è messo ancora una volta nell’occhio del ciclone: il 15 dicembre è stata diffusa la seconda ed ultima parte della serie in cui Harry regola i conti con William e racconta quanto sia stato “terrificante” quando il fratello maggiore gli urlò contro davanti alla regina a Sandringham durante la riunione di crisi dei Windsor sullo strappo dei duchi di Sussex.
E’ la rivelazione principale dell’evento mediatico accolto in maniera molto diversa – se non a tratti proprio opposta – dall’opinione pubblica nel Regno Unito e quella negli Usa. E verso la quale i tabloid britannici rispondono a muso duro, fino a sostenere che questa volta il Palazzo debba rompere la regola del silenzio ufficiale (“never complain, never explain”) e “rispondere all’oltraggio”.
Un invito almeno per ora non accolto però, vista l’apertura del re ai duchi con la possibile partecipazione all’incoronazione. Ancora sui media però non si manca di ricordare che in quella data cade anche il quarto compleanno del primogenito dei Sussex, Archie, come a supporre che Harry e Meghan potranno voler scegliere fra i due festeggiamenti.
Carlo, che intanto il 14 novembre ha compiuto 74 anni, in questi primi 100 giorni sul trono ha anche stretto la mano a due primi ministri succedutisi a stretto giro: Liz Truss che era stata ‘accolta’ da Elisabetta II soltanto due giorni prima che la sovrana morisse e poi durata a Downing Street 45 giorni, quindi l’attuale Rishi Sunak subentrato nel mezzo di un caos politico con davvero pochi precedenti per l’isola.
Dalla prima il re aveva anche dovuto incassare il ‘divieto’ ad intervenire alla conferenza sul Clima, la Cop27, un tema carissimo a Carlo e per cui è stato pioniere attivista ma che da sovrano dovrà gestire in maniera molto diversa, forse ‘limitandosi’ ad un ruolo di rappresentanza. A proposito di rappresentanza poi il re ha anche tenuto il suo primo banchetto di Stato, in onore del presidente sudafricano Cyril Ramaphosa dove è filato tutto liscio.
Meno bene è andato l’evento ospitato dalla regina consorte Camilla per la giornata contro la violenza sulle donne che ha costretto alle dimissioni Lady Susan Hussey, dama di compagnia della defunta regina Elisabetta, dopo aver scandalizzato una ospite di pelle nera, l’attivista londinese Ngozi Fulani, con domande pressanti e toni inopportuni sulle sue origini etniche.
Prossimo passo per Carlo III è il discorso di Natale, l’intervento registrato e diffuso dalla Bbc con il quale la madre Elisabetta è entrata per decenni nelle case dei britannici il 25 dicembre. L’occasione per il sovrano di parlare direttamente ai suoi sudditi ma che porta con sé tutto il peso degli inevitabili paragoni con la ‘conversazione intima’ con il Paese che la regina negli anni aveva costruito.
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