di Anna Adamo
Dire sì o no ad una faccenda che non si conosce? Ai nostri parlamentari è concesso. Strano, ma vero, a fine estate 2021 deputati e senatori sono stati chiamati a votare un articolo di un decreto legge che faceva riferimento ad un documento Ue il cui contenuto era noto solo ad alcuni membri del governo e sconosciuto al Parlamento.
Un’ accozzaglia di norme, è così che il decreto in questione può essere definito, poiché trattava di infrastrutture e trasporti, ma in mezzo vi era stato inserito anche un articolo che agevolava la cessione di beni, flotta compresa, da Alitalia a ItaAirways.
Apposto dal governo il segreto su tutta la documentazione, nessuno ne conosceva il contenuto, eppure deputati e senatori hanno ugualmente votato, visto che il governo aveva chiesto fiducia sull’intero decreto e per i parlamentari della maggioranza sarebbe stato complicato e politicamente rischioso votare no.
Come in ogni caso, però, anche in questo fare di tutta un’erba un fascio non è corretto, perché pur essendo pochi, alcuni parlamentari hanno espresso voto negativo o si sono astenuti mettendo sotto accusa il metodo adottato e rivolgendosi, quindi,alla Corte Costituzionale per un ricorso, che ha mostrato come, a volte, la realtà superi la fantasia.
La Consulta ha, infatti stabilito che il diritto ad essere informati sugli atti su cui si vota non è del singolo parlamentare, ma della camera di cui fa parte nella sua totalità, quindi se l’assemblea preferisce votare senza essere a conoscenza del contenuto della documentazione, i singoli parlamentari non possono fare altro che adeguarsi.
É una decisione che lascia senza parole, che indigna.
Se si continua di questo passo, chissà dove andremo a finire. Al momento, l’ unica certezza che purtroppo abbiamo è che sappiamo di non sapere.
This post was published on Giu 27, 2022 16:33
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