Oggi ricorre il XXIX Anniversario della Strage di Capaci, l’attentato mafioso di Cosa Nostra in cui persero la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Il 23 maggio 1992 nei pressi di Capaci, fu fatta esplodere una bomba composta da 500 kg di tritolo.
Gli attentatori fecero esplodere un tratto dell’autostrada A29.
Erano le ore 17.57 mentre le auto vi transitavano sopra.
Fu azionato il detonatore.
Il tratto di autostrada fu sventrato, le tre auto Croma blindate, che viaggiavano in corteo distrutte…
Nelle auto vi erano Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo.
La bomba fu messa per Lui,
per uccidere il magistrato antimafia Giovanni Falcone.
Morirono tutti.
Altre ventitre persone furono ferite, fra i quali gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza.
Per chi crede che la Memoria non serva, non potrà mai comprendere né come hanno vissuto, né come sono morte queste persone.
Il senso della parola Legalità – troppo spesso abusata e millantata – è invece rispetto per le persone, vivere di senso civico, privi di mentalità omertosa e senza connivere con una quotidianità che spesso è inosservante alle regole. Vivere anche quando ci si può “scontrare” con delle zone grigie di uno ” Stato” che non ci rappresenta e tutela.
Ogni giorno, cerco di fare del mio meglio.
Ogni giorno mi metto in discussione e rifletto sul mio modus vivendi.
Sicuramente non sempre sarò perfetta, ma di certo, ho scelto da quale parte stare.
Finché potrò, denuncerò e contrasterò gli abusi, le illegalità, le meschinità, le bassezze di gente finto borghese, che compie azioni miserabili. Tutti coloro che, falsi portatori di legalità, vivono e agiscono con mentalità camorristica.
Falcone diceva – “La mafia non è invincibile, è un fatto umano e come tale avrà un principio e anche una fine, piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave; e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle Istituzioni”-
Vero è, che chi di speranza vive di speranza muore. Ma è pur vero, che la speranza è l’ultima a morire.
Per Giovanni, Francesca, Vito, Rocco e Antonio.
Per tutti gli altri.
Perché la loro non sia stata una morte che cada nell’oblio.