“Il disertore”, il desiderio in tutte le sue sfaccettature nel libro di Ester Palma ambientato durante la Seconda guerra mondiale.
Ester Palma è una collega giornalista del Corriere della Sera, scrive anche testi teatrali e fa parte del Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti del Lazio. E’ anche opinionista tv. Il suo nuovo libro è “Wunderbar- il disertore”, un romanzo ambientato durante la Seconda guerra mondiale. Il protagonista è un ragazzo tedesco, Robin, prima soldato e poi disertore, che sin da bambino ha vissuto soprusi e sofferenze. Accanto a lui però arriva una ragazza italiana, Susanna, la nipote del padrone della casa dove il giovane trova rifugio dopo aver disertato. Il loro è un amore vero, indistruttibile, nonostante la vita li metta a dura prova. L’ex soldato sarà disposto a tutto per quell’amore. La vita gli ha fatto conoscere la ragazza dei suoi sogni e la sua famiglia. Non li tradirà mai. Neanche quando sarà catturato dai suoi ex compagni e torturato.
“Il disertore” è un romanzo che fa riflettere sugli orrori della guerra, su come l’uomo possa diventare cattivo pur di perseguire i propri scopi di conquista. Ma è l’amore per la propria donna, per la famiglia e per la libertà che trionfa sul dolore e sulla morte. L’amore nel libro ha una funzione salvifica, se vissuto come desiderio che attende e proprio nell’attesa cresce e si rafforza.
Ester, innanzitutto grazie per l’intervista cara collega. Dimmi, cosa rappresenta per te il giornalismo e la comunicazione culturale?
Il giornalismo è ed è stato la mia vita: ho iniziato a poco più di 20 anni in piccoli giornali, poi ho collaborato e infine sono stata assunta al Corriere. L’ho amato e lo amo moltissimo perché mi permette di raccontare fatti, situazioni e problemi e dare voce a chi non riesce a farsi sentire nel segnalare storie, difficoltà e anche iniziative positive. Ecco, è questo il tipo di comunicazione che amo e che ho sempre voluto fare.
Come nasce la tua passione per la scrittura narrativa, che è ben diversa da quella giornalistica?
Da sempre sono stata affascinata dalle storie, vere e anche inventate. Peraltro ho sempre pensato che dietro a ogni persona, anche quelle dalla vita apparentemente più ordinaria, ci sia una storia che merita di essere ascoltata. E ho sempre scritto per me, per passione pura. Ma anche nel mio “Disertore” ho usato una scrittura il più possibile “giornalistica”, ovvero scorrevole e semplice, in grado di arrivare a chiunque. Che poi è la stessa dei pezzi per il Corriere.
La tua passione è raccontare storie, lo è anche la mia, quindi posso capirti. Oltre che dalla realtà dove prendi spunto per i tuoi romanzi?
Non prendo spunto dalla realtà, o molto poco. Semplicemente la storia nasce e si sviluppa mentre la scrivo, con svolte nella trama e irruzioni di personaggi che non avevo assolutamente previsto. Ma mi piace l’idea di trasportare il lettore in un altro tempo e in un altro mondo.
Veniamo a “Il disertore”, la tua ultima fatica letteraria, che fa parte della tetralogia intitolata “Wunderbar”, dove racconti una storia d’amore tormentata e totalizzante, ma più forte di tutto, anche più del dolore fisico e psicologico, più dei valori morali del protagonista maschile Robin, ambientato in un periodo storico complesso e dove tu poni l’accento sulla difficoltà dei rapporti umani e sul senso di lealtà che viene messo a dura prova durante le tremende vicende della Seconda guerra mondiale. Come è nata l’idea per questo romanzo?
Volevo esplorare l’amore in condizioni estreme: ovvero, come viene vissuto un sentimento così forte, puro, assoluto se i protagonisti devono scontrarsi con la sofferenza e la morte? La storia è nata così e poi si sviluppa nei seguiti della tetralogia, su altre linee narrative. Ma in fondo è attuale: nel senso che accade tutti i giorni nei tantissimi teatri di guerra del mondo, purtroppo anche oggi.
Nel libro si parla della difficoltà dei rapporti umani e sentimentali, da te raccontati attraverso la figura di Robin, orfano e poi disertore e combattuto dinanzi ai sentimenti che prova per Susanna. Storie universali che ben si addicono al presente funesto dei nostri giorni. Come li vedi tu ora i rapporti umani in questo mondo senza nessun valore dove il tempo è sospeso?
Credo che gli esseri umani e i sentimenti che li muovono siano sempre gli stessi: l’amore, la paura, il coraggio, l’odio e il desiderio. Cambiano però i modi di viverli. L’amore vissuto troppo in fretta, senza che abbia il tempo di consolidarsi anche affrontando delle prove e delle difficoltà, rischia di “consumarsi” altrettanto velocemente. Oggi stiamo vivendo una sorta di “dopoguerra”, anche se certamente la pandemia è cosa ben diversa dalla guerra vera: forse sarà più facile ai lettori immedesimarsi nelle vicende di Robin e Susanna, che riescono nonostante tutto a vivere il loro amore nella tragedia del loro tempo.
So che stai avendo un grande riscontro di pubblico per “Il disertore”. Quanto ti sorprende tanto entusiasmo e quanto invece lo potevi immaginare?
È bello vedere che tanti lettori, e soprattutto lettrici, sono stati “catturati” dal libro, che sono sorpresi e affascinati da Robin, Susanna e gli altri personaggi. Un po’ me lo aspettavo, ma vederlo mi rende davvero felice.
Grazie collega per l’intervista e ti auguro grande successo.
Grazie a te