
Foto di Luciano Romano per il Teatro di San Carlo
Quando Richard Strauss decise di comporre un’opera tratta dalla Salome di Oscar Wilde sapeva che questo soggetto avrebbe provocato uno scandalo. Nel testo c’erano tutti gli elementi utili a realizzarlo: l’infatuazione incestuosa di Erode verso la figliastra della moglie/cognata Erodiade, il bacio necrofilo di Salome sulla bocca del Battista, l’erotismo insito in un racconto biblico, la femminilità seducente e perversa di una giovane donna che si propone come attrice della seduzione stessa e il testo di un autore peccaminoso come Wilde.
L’opera in un atto, che ebbe la sua prima rappresentazione il 9 dicembre 1905 a Dresda, è un capolavoro, per quel tempo, punta d’avanguardia nel linguaggio operistico musicale, sebbene possa risultare, a un primo approccio, impegnativa, specie per chi predilige Bellini o Donizetti.
L’allestimento proposto in prima giovedì 20 marzo al Teatro San Carlo di Napoli, e in scena finì al 29 marzo, con la regia di Manfred Schweigkofler, le scene di Nicola Rubertelli, e i costumi di Daniela Ciancio, e nel cast Erode Charles Workman, Erodiade Lioba Braun, Salome Ricarda Merbeth, Jochanaan Brian Mulligan, Narraboth John Findon, trova i punti di forza nella grande prova di interprete della protagonista Ricarda Merbeth e nella direzione del Maestro Dan Ettinger che ha saputo restituire, con un’attenta direzione dell’Orchestra del Massimo, le diverse fattezze della complessa partitura, muovendosi su una tavolozza che andava dall’aspro all’appassionato. La regia e le scene (già proposte in precedenza) e i costumi (creati per questa nuova edizione), sembravano messi insieme alla rinfusa, così da provocare un effetto dissonante e perfino a tratti grottesco. Malgrado ciò la musica e il canto hanno saputo riportare l’intensità drammatica di un vissuto amoroso che, per quanto disturbato, riesce a toccare l’animo e la forza drammatica di un personaggio femminile crudele e epico al tempo stesso.
Applausi e reazioni del pubblico incerti, più calorosi solo per la protagonista e il Direttore.
Il personaggio Salome può essere osservato da più angolazioni. Dalla prospettiva psicopatologica, di giovane cresciuta in un contesto familiare problematico, ipotizzando che la feroce richiesta della decapitazione del Battista, possa essere uno spostamento dell’odio provato verso il padre incestuoso e, al tempo stesso, una richiesta regressiva di amore. Dalla prospettiva della donna che anela all’indipendenza, pronta a difendere il suo desiderio a qualunque costo. La sua è una figura complessa e non del tutto risolvibile, ha il suo fascino proprio nella ruvidezza e inafferrabilità. È una vergine, ma potrebbe avere tanto sedici anni quanto quaranta. Si tratta di un elemento importante, perché in realtà non è chiaro chi sia questa donna-bambina. Sembra l’unico personaggio in scena proteso ad affermare sempre la verità. La sua radicalità e la provocazione anche infantile sbocciano dal fatto che dice esattamente ciò che vuole, pensa e sente, senza filtri. È un personaggio mostruoso, tenero, mitologico e affascinante. Il suo intrico di tratti di personalità si scioglie e si compone nella musica di Strauss: una musica d’amore, tra le piu belle musiche d’amore possibili.
Giuseppe Iaculo, classe 1961 è psicologo psicoterapeuta, didatta, scrittore. Vive a Napoli ed esercita la sua professione anche a Caserta e Roma. Appassionato del suo lavoro, di arte, cinema e teatro.