Le scelte del Movimento, e i “movimenti lenti” della politica italiana sul tema di possibili alleanze a sinistra
Il Movimento 5 stelle, in una convulsa giornata di scambi e trattative interne, ha sciolto le riserve sui suoi candidati alla presidenza dei due rami del Parlamento. Per la Camera dei Deputati ha scelto il napoletano Roberto Fico, 38 anni, che sul blog viene descritto come “Roberto Fico attivista since 2005”. Sì, perché Fico è stato uno dei fondatori del meetup napoletano in tempi non sospetti, agli albori del Movimento. Sul blog di Beppe Grillo si può leggere una sua veloce biografia: laureato in Scienze della Comunicazione, indirizzo Comunicazioni di massa, ha conseguito un master in “knowledge management” al Politecnico di Milano. Ha avuto anche un’esperienza come direttore di un ristorante, redattore di una casa editrice, e ha gestito l’ufficio studenti stranieri all’Università di Helsinki. Si è candidato, con scarso successo, al consiglio comunale di Napoli nelle scorse elezioni che hanno visto la vittoria di De Magistris. In Campania è stato impegnato nei comitati sull’acqua pubblica, ha appoggiato l’introduzione della moneta alternativa Scec, ed è stato in prima linea nella spinosa questione dei rifiuti in Campania. Viene descritto come uno dei pochi attivisti ad avere un rapporto personale con il “megafono” Grillo.
Alla presidenza del Senato è invece stata scelto Luis Alberto Orellana, pavese di origini venezuelane (nato a Caracas), 51 anni, laureto in Scienze dell’Informazione e attualmente occupato nel settore delle telecomunicazioni. Entra a far parte del Movimento nel 2009, e sempre nello stesso anno è presente il 4 ottobre a Milano alla fondazione ufficiale del 5 stelle.
Il Movimento così sceglie ancora una linea politica di distanza dagli altri partiti,rifiutando nettamente qualsiasi accordo con il suo interlocutore “naturale” in questo momento particolare, cioè il Pd, e restando coerente con l’intenzione annunciata da giorni di presentare propri candidati ai alla presidenza delle due Camere. E mentre Renzi convoca i suoi a Roma per una riunione che, al di là delle dichiarazioni, sa tanto di ricatto verso un cambiamento al vertice del partito, la direzione nazionale gioca ancora al gatto col topo con il Movimento, smentendo l’indiscrezione che voleva anche il Pd come indicante due nomi per la girandola sui presidenti delle Camere.
Il Pd, infatti, lascia ancora la strada aperta a un accordo con i grillini (“Il Pd conferma di essere alla ricerca di un dialogo aperto perché ciascuno prenda le proprie responsabilità di fronte al tema delle istituzioni e si arrivi se possibile ad una scelta condivisa” si legge in una nota ufficiale), ma Grillo come sempre sta sulle sue con le continue “picche” donate alla dirigenza democratica. E intanto oggi c’è la prima seduta di questo confusionario Parlamento uscito dalle urne.
La domanda è d’obbligo: in questo gioco al massacro chi uscirà sconfitto, il Movimento 5 stelle, il Pd o, peggio ancora, un paese allo stallo e bistrattato dalla maggior parte della stampa estera per la sua ineluttabile ingovernabilità?
Giancarlo Manzi
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