Il pagellone del Napoli di Antonio Supino

0
455

De Sanctis 6: Stagione in chiaroscuro per il Pirata azzurro, che risente probabilmente di un rinnovo del contratto che tarda ad arrivare e di qualche polemica coi tifosi. Pur se con qualche uscita a vuoto, tra i pali si conferma tra i migliori d’Italia ma, vista anche l’età, la Società farebbe bene a lavorare per il futuro.

Rosati 4: Destino tradizionalmente ingrato quello del secondo portiere: una vita eterna in attesa, chiamato a giocarsi tutto in pochi scampoli di gara. Per questo spesso si preferisce affidarsi a veterani che sappiano reggere le pressioni o giovani promettenti per fargli fare un po’ di esperienza. Rosati non è né un vetereno, né un giovane. A voler essere cattivi, a volte non sembra neanche un portiere.

Campagnaro 7,5: Avercene di professionisti così. Anche se il suo destino lontano da Napoli è già scritto da parecchi mesi, continua a sudarsi la maglia fino alla fine, confermandosi come il migliore della retroguardia. Senza di lui sarà dura. Durissima.

Gamberini 6,5: La sorpresa è relativa, perchè solo chi non lo aveva mai visto giocare a Firenze non conosceva le doti di questo rude marcatore, uno che raramente risulta spettacolare, ma altrettanto raramente sbaglia la partita. Dopo un ottimo inizio stagione, viene relegato in panchina da Mazzarri, per motivi che onestamente ci sfuggono.

Cannavaro 6: La minaccia della squalifica (ingiusta), poi arrivata e successivamente revocata, il rientro con gol contro il Catania. Quante emozioni per il capitano azzurro  che, anche stavolta, si toglie parecchie soddisfazioni. Insistiamo nel dire, però, che per lottare alla pari con la Juventus probabilmente come leader difensivo ci vorrebbe qualcosa in più.

Britos 6-: D’accordo, non è quella pippa asburgica che sembrava al suo arrivo sotto il Vesuvio. Anzi, in qualche occasione strappa pure applausi. Ma, siamo sinceri, in una squadra che punta allo scudetto può essere al massimo una buona riserva. Al massimo.

Fernandez 4,5: Mazzarri ha tanti pregi  ma di sicuro non quello di saper lanciare i giovani. Uno dei casi emblematici è proprio quello del “flaco”, arrivato a Napoli come uno dei difensori più promettenti del panorama internazionale e, nei fatti, tenuto in naftalina. C’è anche da dire che ogni volta che scende in campo combina più danni della grandine.

Aronica 4,5: Lo avevamo lasciato a ringhiare su Aguero e ad immolarsi a corpo morto su Drogba lanciato a rete, lo ritroviamo in versione Tafazzi a regalare a Sansone all’ultimo minuto l’assist per il gol-beffa del campionato. Non proprio quello che generalmente si definisce “lasciare un buon ricordo di sè”.

Rolando s.v.: Un paio di stagioni fa era un “crack” (il Porto lo valutava 30 mln di Euro). Dopo un inizio stagione da separato in casa, approda all’ombra del Vesuvio dove gioca poco e spesso fuori ruolo. La dirigenza sembra intenzionata a non riscattarlo. Grave errore: con po’ di lavoro potrebbe essere il difensore d’esperienza che manca al Napoli.

Grava s.v.: La revoca della squalifica gli regala l’emozione dell’addio strappalacrime davanti ai 60000 del San Paolo. Se lo meritava. Dovessimo scegliere un giocatore-simbolo per indicare la rinascita del Napoli sarebbe senza dubbio lui.

Maggio 6: Sarà che ci aveva abituati troppo bene (l’anno scorso, ad inizio campionato viaggiava su livelli-monstre), fatto sta che il superbike nazionale quest’anno ha fatto registrare qualche sosta di troppo. Rimane comunque preziosissimo con la sua capacità di svariare sull’intera fascia con la stessa disinvoltura.

Mesto 6: Arrivato in chiusura di mercato estivo accompagnato da qualche mugugno, si è rivelato un prezioso gregario, duttile e umile, bravo a farsi trovare pronto quando è stato chiamato in causa.

Behrami 7,5: Il miglior acquisto stagionale. Arrivato col difficile compito di non far rimpiangere Gargano, è riuscito a fare addirittura meglio, abbinando ad una straordinaria capacità di recuperare palloni anche un’ottima visione di gioco. E’ già un idolo.

Dzemaili 6: Entrato nel cuore dei tifosi per lo straordinario finale di stagione in cui si trasforma in un iradiddio e mette la sua personale griffe sul filotto azzurro. Il problema è che le valutazioni si fanno nell’arco di un’intera stagione. Ed onestamente prima del bimestre da top player, di lui si ricordano pochissimi acuti.

Inler 5: Erano in molti a scommettere che quest’ anno sarebbe andato meglio del precedente. Fa registrare un comunque lodevole incremento in zona gol (6 centri), ma la realtà rimane impietosa: doveva essere (con le debite proporzioni) il Pirlo del Napoli, ad oggi può essere al massimo un suo lontano parente.

Donadel 4: Dopo un anno di inattività avrebbe bisogno di minuti per ritrovare la condizione migliore, ma i ritmi del Napoli non glielo permettono (se non in Europa League). A gennaio si paventa la soluzione prestito, ma si impone di restare a Napoli per giocare. A briscola.

Zuniga 7,5: Completa la sua personale crescita, ormai è uno dei migliori interpreti della corsia mancina (lui, destro naturale) dell’intera serie A. Una delle più grandi vittorie di Mazzarri, che su di lui in quel ruolo ci aveva puntato sin dall’inizio attirandosi critiche.

Armero 7: Alzi la mano chi si ricorda un neoacquisto inseritosi tanto velocemente negli schemi di Mazzarri. La dimostrazione che certe cose non accadono per caso. La freccia colombiana in pochi mesi ha già fatto vedere di che pasta è fatto e si candida a diventare ben più di una semplice alternativa per la prossima stagione.

Dossena 4,5: Incredibile l’involuzione di questo giocatore che, appena un paio di anni fa, viaggiava a livelli da Nazionale. Rimasto ad agosto, con la prospettiva di fare il vice- Zuniga e giocarsi le sue chanche, dopo aver floppato di brutto si è trasferito al Palermo. Senza rimpianti.

Hamsik 8,5: Forse la sua stagione più bella da quando è al Napoli, per rendimento e continuità. La partenza di Lavezzi sembra avergli regalato più responsabilità e maggiore spazio di manovra. Se Cavani è il braccio, lui è la mente di questo Napoli.

El Kaddouri s.v.: Impiegato col contagocce, ha comunque il tempo di far intravvedere qualche numero interessante. Da tenere d’occhio

Cavani 9: Oramai non ci sono più aggettivi per descriverlo. Dicevano che avrebbe risentito della partenza di Lavezzi. Abbiamo visto: 29 gol in 34 partite di campionato, 37 stagionali con la maglia del Napoli (nazionale esclusa). E’ il bomber principe della serie A ed oggetto dei desideri dei club di mezza Europa. Con queste pretendenti trattenerlo a Napoli è quasi impossibile. Ma mai dire mai…

Pandev 5,5: Parte da fenomeno e finisce idem. Il problema è nel mezzo, quando per mesi vaga per il campo sembrando un Nazionale Inps. Avesse avuto sempre la stessa costanza, probabilmente il Napoli sarebbe riuscito a contendere lo scudetto alla Juve sino alla fine.

Insigne 7: Chiamato al suo primo grande esame: giocare nella “sua” Napoli dopo aver fatto sfracelli in B col Pescara. Superato a pieni voti. Lorenzinho è il classico dodicesimo uomo, quello che sa farsi sempre trovare pronto partendo dalla panchina: cinque reti, svariati assist e diversi numeri da campione. Può diventarlo.

Vargas 5: Passato nel giro di pochi mesi dall’essere un fenomeno in Sudamerica allo scemo del villaggio a Napoli. Utilizzato come peggio non si potrebbe: dieci minuti per gara, quando gli va bene, quasi sempre fuori ruolo, quasi sempre in contesti tattici assurdi. Trova un po’ più di spazio in Europa League, dove illude all’esordio segnando una tripletta, poi prosegue nella sua malinconia. Chiude la stagione in prestito al Gremio, dove si riprende. Forse sarebbe stato meglio darlo a qualche piccola di A.

Calaiò s.v.: Preso a gennaio come vice-Cavani, per lui giusto qualche manciata di minuti. Con tutto il rispetto per “l’arciere”, ma non c’era proprio niente di meglio in giro?

Mazzarri 8: Rispetto agli altri anni, complice anche la partenza di Lavezzi, il Napoli sembra meno brillante ma più concreto. Da notare talvolta un apprezzabile cambio di modulo a gara in corso (dalla difesa a tre a quattro). Continua ad avere i suoi limiti coi giovani e nella gestione del turn-over, ma ammettiamolo, pochi avrebbero potuto fare meglio. Andrà alla ricerca di nuovi stimoli. Sarà difficile non rimpiangerlo.

Antonio Supino