di Francesco Cava
Un nuovo scandalo tenta di minare la superlativa carriera del talento argentino Lionel Messi, dopo quello che lo voleva evasore fiscale per l’ammontare di 4 milioni di euro solo pochi mesi fa; oggi a finire nuovamente sotto i riflettori dei media e della giustizia non è il fuoriclasse del Barcellona bensì il padre di questo, Jorge Messi.
Secondo quanto riferito da un noto giornale spagnolo, El Mundo, Messi senior è stato coinvolto in un’inchiesta sul riciclaggio di denaro sporco proveniente da narcotrafficanti colombiani attraverso gare benefiche organizzate dall’associazione “Amici di Messi“.
Il ruolo di Jorge sarebbe stato, quindi, quello di intermediario per ripulire i proventi del traffico di droga attraverso manifestazioni di beneficenza che la suddetta agenzia era solita organizzare.
Inutile soffermarsi sull’indignazione che la famiglia di Messi ha esplicitato riguardo l’intera faccenda, arrivando al punto di denunciare il giornale con l’intento di chiedere un esoso risarcimento danni, secondo quanto dichiarato dal legale della famiglia; egli ha aggiunto che questa non è altro che l’ennesima “campagna volta a togliere prestigio al giocatore“.
Il coinvolgimento di Jorge Messi sarebbe stato smentito sia da fonti del ministero dell’interno che dalla Guardia Civil dopo accurati accertamenti, andando a “ripulire” l’immagine dell’uomo e della sua famiglia.
In realtà la situazione è più complicata di così, il riciclaggio vi è stato, e si sarebbe concretizzato formalmente tramite i biglietti della fila 0, ovvero quelli acquistati da coloro che non avrebbero preso parte alla partita ma che pagavano per solidarietà e per aiutare l’associazione cotanto attiva in campo sociale. Detto questo, secondo il giornale El Mundo, al padre della “pulce” sarebbe finita una cifra pari al 10-20% del denaro riciclato.
Questo è il punto che è stato smentito, secondo la giustizia spagnola, infatti, nessun membro della famiglia Messi ha legami con questa società.
Nel corso delle indagini sono stati interrogati alcuni compagni di squadra del fenomeno, che hanno partecipato a diverse partitelle di beneficenza organizzate proprio dall’associazione indagata, Dani Alves, Pinto e Mascherano; naturalmente hanno dichiarato di non aver nulla a che fare con l’intera vicenda e che l’unica colpa di cui si sono macchiati, come d’altronde tanti altri che hanno assistito e partecipato a queste esibizioni a scopo benefico, è stato quello di credere nella buona fede della suddetta associazione.