Con “Il paradiso non ha un angolo retto”, Paola Iannelli ci conduce all’interno dei meccanismi psicologici e sociali che ruotano intorno alle dipendenze affettive.
Premessa
Giovedì 10 giugno, alle ore 18.45, al Salotto Letterario on-line del Centro Agape del Rione Alto, sarà trattato un tema che continua a essere tristemente attuale: la schiavitù d’amore e per amore che spesso viene generata da profonde fragilità interiori e che degenera a sua volta in vera e propria dipendenza affettiva, con risvolti spesso drammatici. A discuterne ci sarà proprio Paola Iannelli, autrice di un bel romanzo tinto di giallo: “Il paradiso non ha un angolo retto”.
Con il romanzo d’esordio dal titolo “Il Paradiso non ha un angolo retto” edito dalla Homo Scrivens, che nella sua immediatezza non lascia presupporre sia un noir, Paola Iannelli ci conduce all’interno dei meccanismi psicologici e sociali che ruotano intorno alle dipendenze affettive. La tematica scottante e più che mai attuale si snoda lungo le pagine del romanzo in una storia dalla trama intricata e avvincente.
La penna veloce, elegante, colta, incisiva e ritmata di Paola Iannelli imprime alla storia un’armonia che stimola le nostre emozioni e ci consente di entrare nel gioco narrativo che si instaura tra i personaggi del suo romanzo, che oserei dire va oltre il noir psicologico in cui è certamente inscritto. Mi piace pensare alla storia della Iannelli, che richiama un fatto realmente accaduto, come a un giallo “d’emozione” in cui tutti i personaggi che ruotano intorno alla vittima pur se in potenza colpevoli, di fatto appaiono assolvibili. Sono anime fragili e turbate, illuse e disilluse, vittime di dolori solitari e di remote inadeguatezze. Si muovono in corpi eleganti, raffinati, ambigui, affascinanti o insignificanti, fortemente erotici o evanescenti.
Sullo sfondo del salotto della Napoli “bene” nel quartiere Chiaia, prende il via l’indagine dell’omicidio “…silenzioso, senza macchie, senza crudeltà fisica” di un noto, ricco e affascinante professionista, il dietologo Gaetano Sbarbaglia. A dirimere il caso sarà la squadra della stazione di Largo Ferrandina, sotto il comando del commissario Vittorio de Mattei, coadiuvato dal vice brigadiere Sommella e da un nuovo elemento, giunto in forza proprio in quei giorni a Napoli, il brigadiere Titta Longano. Non manca il medico legale, la dottoressa Maffettone e, come nei gialli di tutto rispetto, tantomeno il giornalista di nera, l’appassionato e sagace Gegè, a cui l’epilogo della storia dovrà rendere merito.
La conduzione dell’indagine non sarà facile per l’insufficienza delle tracce e degli indizi a cui si aggiungono bugie, omissioni, intrecci impensabili e la morte di Maria Vittoria D’Orta, la giovane aristocratica dal viso splendido “con due occhi verdi come il mare giù Posillipo… che era stata “trascinata giù, imprigionata, resa innocua” da un amore malato. Saranno gli investigatori, altra faccia della medaglia, che mettendo a nudo se stessi riveleranno grande comprensione verso l’essere umano e, senza condividere le scelte di un atto efferato, ne sveleranno le radici profonde.
In questo noir psicologico, con sfumature sociali, tutti gli “attori” della storia sono alla ricerca disperata di un angolo dove sia possibile far convergere gli eterni opposti che si agitano nell’animo umano. Forse di un “paradiso” in cui rifugiarsi? Ma Il paradiso non ha un angolo retto, recita il titolo del romanzo e allora… A ciascun lettore la sua risposta.