Il progetto di mobilità ciclistica del Comune di Napoli
Era il 15 febbraio del 2011 quando l’ex assessore all’ambiente Gennaro Nasti annunciò:
«Nell’autunno 2011 Napoli avrà la sua prima pista ciclabile, i lavori prenderanno il via alla fine del mese di marzo. La pista attraverserà la città per 21 chilometri lungo il tratto stradale cittadino che corre da Bagnoli a San Giovanni a Teduccio».
Oggi viviamo l’autunno del 2011, nessuna traccia della pista ciclabile. Eppure, secondo le dichiarazioni dello scorso settembre rilasciate dal sindaco Luigi De Magistris, possiamo iniziare a riscaldare i muscoli: «Faremo la pista ciclabile da Bagnoli a San Giovanni. Inaugureremo i lavori fra qualche giorno e dureranno 180 giorni. In primavera Napoli avrà 20 km di pista ciclabile». E poi continua: «Un sogno che si sta per realizzare per gli amanti della bicicletta e dei movimenti come Critical Mass, gruppo di ciclisti urbani che utilizzano la bici come mezzo di trasporto e come strumento per costruire una mobilità sostenibile per la nostra città».
Il comunicato sembra essere lo stesso, ma cambia l’interprete e di questi tempi non sembra essere una piccola differenza.
De Magistris ha già realizzato la nuova zona a traffico limitato nel centro della città.
A fronte dei continui tagli ai trasporti pubblici locali e del costante e intollerabile aumento della benzina, la bicicletta potrebbe essere una valida alternativa per i cittadini partenopei. Un mezzo che viene sempre più rivalutato, sebbene utilizzarlo in città, dove non si tutela l’incolumità del ciclista, può rivelarsi molto pericoloso.
Ne è una triste conferma la tragedia accaduta qualche giorno fa a Milano. Un ragazzino di 11 anni morto schiacciato da un tram. La vittima è stata investita nel tentativo di evitare la portiera di un‘auto che si è aperta sbarrandogli la strada. L’auto sostava occupando la corsia di scorrimento.
Nei giorni successivi alla tragedia le multe sono arrivate a centinaia. La reazione dei residenti è stata a dir poco vergognosa, hanno prima divelto i cartelli stradali con il divieto di sosta h24, poi hanno minacciato gli agenti e infine bloccato il traffico per protesta.
Una vita umana al quartiere Stadera di Milano non sembra valere una multa.
FAS