L’editoriale di Vincenzo Vacca.
Il reddito di cittadinanza è stato fin dall’ inizio della sua approvazione oggetto di forti polemiche circa gli effetti che avrebbe prodotto. Diciamo subito che precedentemente era in vigore un provvedimento simile denominato Reddito di inclusione che copriva una platea di persone meno ampia rispetto a quella coperta dalla Legge in vigore successivamente con il primo Governo Conte.
All’epoca il M5S decise di eliminare il Rei per introdurre un nuovo strumento che aveva un nome e un modello diversi per poterselo interamente intestarlo, invece di potenziare quello precedentemente esistente.
Si ricordano ancora le dichiarazioni dei maggiori esponenti pentastellati che sostenevano che con quella legge veniva “abolita la povertà”. La povertà non è certamente scomparsa, ma, se si tiene conto che del reddito in argomento si avvale circa un milione e duecentomila famiglie in situazione di povertà, è indubbio che il Rdc svolge una importante funzione di sostegno in direzione di un soccorso economico nei confronti di chi non può avvalersi di alcun tipo di reddito.
A questo proposito, ritengo sbagliata e ingiusta la posizione di chi ritiene il Rdc solo un modo facile per vivere da parte di chi non vuole rimboccarsi le maniche. Qualcuno ha addirittura parlato di persone che preferiscono ” stare sul divano invece di cercarsi un lavoro”.
A queste infondate posizioni basta ricordare che due terzi di chi si avvale del Rdc è costituito da anziani, bambini e disabili.
Renzi ha addirittura preannunciato un referendum per abolirlo e, quindi, in evidente contraddizione con quanto da egli stesso voluto con il menzionato reddito di inserimento che aveva come principio fondante quello analogo al Rdc.
Salvini, in piena confusione politica, ne parla come un inno al lavoro nero, contando sulla memoria corta degli italiani. Infatti, il leader della Lega dovrebbe spiegare perché ha fatto votare a favore il suo partito per il Rdc quando era al Governo con il M5S.
Ma ormai Salvini ci ha abituato a repentini rovesciamenti di posizioni politiche, basti pensare a quello che diceva fino a poco tempo fa dell’ Unione Europea e dell’ euro, mentre adesso la Lega fa parte di un Governo convintamente europeista.
Provando a parlare in modo serio, al riparo da deteriore propaganda politica, del Reddito di cittadinanza, credo che questo sia un provvedimento che in piena pandemia ha evitato una devastante crisi sociale, se si pensa che la povertà si è aggravata, ma va sottoposto a una serie di modifiche.
Infatti, occorre rivedere la concessione del reddito in argomento agli extracomunitari solo a coloro che sono residenti da dieci anni, nonché il cosiddetto moltiplicatore per le famiglie numerose che paradossalmente prendono in scala meno dei single.
Inoltre, bisognerà tenere conto del non trascurabile impatto del tasso di evasione tra gli autonomi e di sommerso del lavoro dipendente che distorcono la distribuzione degli otto miliardi annui ovvero il costo della misura, scatenando le polemiche ogni volta che la Guardia di Finanza scova i furbetti del Rdc.
Quindi, bene ha fatto il Ministro Orlando decidendo di istituire un Comitato scientifico per la valutazione del reddito, presieduto da Chiara Saraceno e di cui fanno parte docenti, esperti e rappresentanti di Inapp, Anpal, Inps e Caritas.
È doveroso interrogarsi sulla efficacia del Rdc, adottando misure per farlo funzionare meglio. Meglio correggere quello che c’è già, facendo tesoro di quanto sin qui avvenuto. Non è tempo di bandierine da apporre sui vari provvedimenti.
Lo stato del Paese è tale che bisogna mettere da parte interessi di bottega partitica. Come non mai, tutti devono avere un interesse generale, altrimenti la rinascita della Nazione sarà fortemente compromessa.
È di estrema importanza avviare concretamente i centri di impiego e le politiche attive per il lavoro, perché è indubbio che il Rdc ha creato effetti di “competizione” con i lavori nei settori a basso valore aggiunto e, quindi, occorre correggere queste distorsioni non trascurando gli aspetti salariali degli impieghi proposti che andranno sicuramente rivalutati, tenuto conto che lo strumento va reso maggiormente compatibile con le esigenze delle aziende.
Le Regioni devono celermente bandire i concorsi per assumere gli operatori dei Centri per l’ impiego, rafforzando in questo modo le politiche finalizzate al ricollocamento dei lavoratori inattivi.
Non bisogna mai dimenticare che la povertà è un fenomeno complesso, caratterizzato da mille sfaccettature e, pertanto, richiede percorsi personalizzati sia ai fini di una inclusione sociale, sia ai fini di una inclusione lavorativa.
Dovremo inaugurare una vera e propria stagione di lotta alla povertà con lo scopo precipuo non di tutelare il disagio esistenziale, bensì di superarlo.