“Per l’acqua, i beni comuni e la democrazia”. Sabato 26 novembre migliaia di persone giunte da tutta Italia, centomila secondo gli organizzatori, hanno sfilato nella capitale per far presente la possibilità che il risultato del referendum del 12 e 13 giugno scorsi venga dimenticato.
Il 12 e 13 giugno scorsi, infatti, ricorda il comunicato del movimento, “la maggioranza assoluta del popolo italiano ha votato per l’uscita dell’acqua dalle logiche di mercato, per la sua affermazione come bene comune e diritto umano universale e per una gestione pubblica e partecipativa del servizio idrico”.
Un voto con il quale ben 27 milioni di donne e uomini, “per la prima volta dopo decenni – prosegue la nota – hanno ripreso fiducia nella partecipazione attiva alla vita politica del nostro paese e hanno indicato un’inversione di rotta rispetto all’idea del mercato come unico regolatore sociale”.
Partiti da Piazza della Repubblica nel pomeriggio, gli striscioni hanno attraversato via Cavour e via Merulana, fino a raggiungere piazza Bocca della Verità, dove ad attenderli c’era un palco, che ha visto l’esibizione di artisti e gli interventi di rappresentanti dei vari movimenti.
Al corteo c’erano migliaia di palloncini azzurri, come le gocce d’acqua, e si sono susseguite esibizioni goliardiche, con dimostranti travestiti da Robin Hood, per “togliere ai ricchi e dare ai poveri”.
Oltre l’azzurro, l’altro colore dominante è stato il rosso delle bandiere dei partiti di sinistra, le più numerose quelle con falce e martello. Secondo il Forum italiano per i movimenti per l’acqua, “ad oggi nulla di quanto deciso ha trovato alcuna attuazione: la legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua continua a giacere nei cassetti delle commissioni parlamentari e degli enti locali, ad eccezione del Comune di Napoli, e proseguono la gestione dei servizi idrici attraverso le Spa, mentre nessun gestore ha tolto i profitti dalla tariffa”.