Il XXXI Congresso Nazionale Forense di Bari. Considerazioni dell’Avv. Armando Rossi

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Il 22 novembre, al Teatro Petruzzelli di Bari, è cominciato il XXXI Congresso Nazionale Forense, sicuramente uno dei più problematici della storia dell’Avvocatura, in cui i problemi che vive attualmente la classe forense si sono intrecciati con le continue riforme legislative che stanno riguardando la nostra professione: la riforma dell’ordinamento professionale, l’obbligatorietà della mediazione e, infine, il quarto grado di giudizio.

I Consiglieri della Cassa Forense, tra i primi ad intervenire, hanno riferito sostanzialmente il superamento dell’ostacolo della sostenibilità cinquantennale, in relazione alla quale risultano soddisfatti i requisiti prescritti dalla legge; dovremo, tuttavia, ancora addentrarci nella valutazione di come tale obiettivo conseguito influirà sulle nostre future pensioni.

I delegati campani si sono riuniti più volte per trovare una linea comune da portare al dibattito congressuale; al termine degli incontri, in mancanza di indirizzi concordanti, é sembrato più opportuno che ognuno votasse secondo la propria coscienza.

Il ministro Severino, atteso al Congresso, ha deluso le aspettative con la propria assenza. Il Presidente del Senato Schifani é, invece, intervenuto, comunicando che i tempi ristretti di fine legislatura rendono necessario approvare subito la legge di riforma dell’ordinamento professionale.

È apparsa chiara anche la sua posizione in merito alle proposte emendative al decreto recante misure urgenti per la crescita del paese. Sia l’emendamento per la reintroduzione dell’obbligatorietà della mediazione, che quello relativo al quarto grado di giudizio, sarebbero inammissibili per estraneità della materia. I proponenti, infatti, intendevano inserire tali modifiche nella parte relativa alla digitalizzazione del processo, dove, tuttavia, non possono trovare posto riforme, come quelle di cui si discute, che incidono su norme processuali e non procedurali e che, proprio per questo motivo, possono essere affrontate solo in sede di legislazione ordinaria.

In più, per quanto riguarda la mediazione obbligatoria, ha ritenuto che un altro limite per gli emendamenti fosse costituito dalla mancata conoscenza delle motivazioni della Corte Costituzionale sull’incostituzionalità per eccesso di delega dell’art.5 del D.lgs 28/2010, nella parte in cui prevede l’obbligatorietà del procedimento, non essendo ancora stata depositata la sentenza.

Tanti gli interventi, di cui alcuni molto validi, fino ad arrivare alle mozioni ed alla loro votazione. Tra le altre, ha ottenuto voto favorevole la mozione sull’approvazione immediata della legge di riforma professionale, mentre le mozioni contenenti modifiche statutarie, insieme a quella della previsione dell’ulteriore biennio per i componenti dell’OUA, sono state bocciate tutte, tranne quella riguardante l’incompatibilità tra la carica di Delegato OUA e quella di componente dei Consigli di disciplina.

Infine, sono stati eletti i Delegati OUA del Distretto di Napoli, nella persona degli Avvocati Gallozzi, Palmiero, Improta, Luparella, Mennella e Postiglione.

Un congresso davvero particolare per la categoria. In un momento nel quale si continua a parlare di necessità che la classe rimanga unita, per fronteggiare il difficile momento che stiamo vivendo, hanno predominato personalismi, beghe interne, battaglie di retroguardia.

Gli avvocati si sono scontrati su falsi problemi, diventati di fondamentale importanza, mentre le vere problematiche sono passate in secondo piano. Sono mancate mozioni atte a migliorare il futuro lavorativo degli avvocati.

Spesso, in questi giorni, mentre ascoltavo gli interventi, riflettevo: si discute di riforma forense, la si pone a base del futuro dell’avvocatura, gli avvocati non sono uniti, si formano avverse fazioni, a volte anche per partito preso o perché si é da una parte piuttosto che da un’altra. Ma la mia domanda era: quale riforma, anche la più perfetta, metterebbe tutti d’accordo? Credo nessuna. Forse perché il vero problema non è la riforma, ma il mercato!!!

Mi tornavano alla mente l’anno 2007, quando il famoso decreto Bersani stava per prevedere che i contratti di compravendita degli immobili fino a 100.000 euro potessero essere a rogito degli Avvocati. I notai affossarono subito la riforma, perché contraria ai loro interessi. E non se ne è parlato mai più.

Eppure, è di tutta evidenza che ogni giorno assistiamo ad attacchi rivolti alla nostra categoria; quelle che erano nostre competenze sembrano diventate le competenze di tutti. Professionisti di altre categorie che predispongono contratti preliminari, contratti di locazione, qualcuno addirittura azzarda la stesura di un accordo di separazione consensuale. Per non parlare della mediazione o dei curatori fallimentari che sono quasi sempre commercialisti!

E allora ho pensato: ma perché dobbiamo sempre rincorrere chi cerca di toglierci qualcosa, di impossessarsi delle nostre competenze, come se l’avvocato fosse il più fungibile dei professionisti! Ma perché non siamo noi ad invadere il mercato degli altri, a prenderci le fette di torta dai loro piatti, come loro fanno con noi?

Per quale motivo, in un sistema politico che ha fatto delle liberalizzazioni il proprio vessillo, la stipula degli atti di compravendita dovrebbe essere di competenza esclusiva dei notai? Perché, tanto per dirne una, non si prospetta la necessità che i collegi dei revisori dei conti degli enti pubblici e privati siano obbligatoriamente composti anche da avvocati (tanto per ricambiare ai commercialisti il favore della mediazione)?

Ma come possiamo ottenere tutto questo? Con le proteste? No!!!! Non è così che i commercialisti hanno gestito la mediazione! Bisogna partecipare alla formazione delle leggi. Bisogna intendere in maniera diversa anche i Congressi. Qualche voce in tal senso si è levata al Congresso, ma non è stata adeguatamente supportata!

In buona sostanza: un’occasione persa!!!

Adesso voltiamo pagina. Da domani nuove battaglie e nuovi obiettivi.

a cura di Armando Rossi (Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Napoli)

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