L’impianto di compostaggio di Scampia si farà. Il sindaco Luigi De Magistris lo ha annunciato ieri sulla sua pagina Facebook, e ha rilasciato in proposito anche una serie di dichiarazioni, volte a tranquillizzare la cittadinanza, e soprattutto gli abitanti del quartiere di Scampia, che l’impianto avrà un impatto ambientale pari a zero (oltre a essere a costo zero per il Comune), e che anzi la sua apertura presiederà a una massiccia operazione di riqualificazione della zona, con ricollocazione del campo Rom, apertura dell’asse mediano e rifacimento delle aree verdi del quartiere. Insomma: la munnezza (il suo smaltimento corretto e a basso impatto ambientale) come volano della rinascita.
Un impianto di compostaggio in generale provvede al trattamento e allo smaltimento dell’umido: quello napoletano per ora viene inviato fuori regione (la Campania non possiede un proprio impianto di compostaggio). E questa spedizione ha, chiaramente, dei costi (elevati: 140 euro a tonnellata). Costi che verranno abbattuti una volta che l’impianto di compostaggio di Scampia sarà pronto (Asìa risparmierà 40 euro a tonnellata smaltita). Il progetto prevede la realizzazione di un impianto di tipo modulare, composto da 6 biodigestori in container, alti appena 3 mt, che trasformeranno la frazione umida dei rifiuti urbani di Napoli (20mila tonnellate all’anno, circa 60 tonnellate al giorno, ovvero: 4 o 5 camion di rifiuti) in 7500 tonnellate all’anno di “compost di qualità, che sarà impiegato per le aree verdi dell’area nord”, e in 1,3 mln di mt cubi all’anno di metano, che sarà immesso nella rete di rifornimento cittadina.
L’impianto, stando alle parole del sindaco, sarà pronto entro la primavera 2016. Il progetto, che sarà finanziato (a fondo perduto) da Banca Prossima (Gruppo Intesa San Paolo), e permetterà anche ai comuni cittadini di contribuire alla realizzazione dell’opera con l’acquisto di bond, costerà 14,6 mld di euro, ma permetterà al comune di risparmiare 800mila euro all’anno sui costi di smaltimento dei rifiuti. Per non parlare dei posti di lavoro nell’indotto: la realizzazione di tutte le fasi che vanno dalla selezione al conferimento dei rifiuti sarà affidata a una cooperativa sociale, che dovrà assumere molti lavoratori: e così il ciclo virtuoso dei rifiuti si chiude.
De Magistris sembra entusiasta. L’impianto di compostaggio rientra perfettamente nel tipo di politiche ambientali effettuate dalla sua Giunta, che si è sempre battuta contro inceneritori e discariche, realizzate invece dalla Regione Campania. “Mai più discariche, inceneritori ed emergenza rifiuti” ha annunciato orgoglioso il sindaco. “Solo impianti che non inquinano. Altri piccoli impianti di compostaggio si realizzeranno nella città metropolitana (ex-Provincia). Anche se non è compito nostro ci sostituiremo all’inefficienza di Regione e Provincia che avrebbero dovuto realizzare gli impianti”. Una inefficienza che, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti. Il Comune riuscirà a fare meglio nella spinosa materia dello smaltimento rifiuti? Speriamo di sì. Eppure, la preoccupazione intorno all’impianto di compostaggio di Scampia è diffusa. Nel video in cima, realizzato da Road Tv Italia più di un anno fa, ascolterete due opinioni, una a favore e una contro l’impianto di compostaggio a Scampia.
Che i cittadini nutrano apprensione rispetto a quest’opera, è fuori di dubbio. Un’apprensione giustificata, tra l’altro, visto come sono state gestite le cose in passato (anche se non dal Comune). E poi, ogni volta che si parla di rifiuti, il ragionamento “not in backyard” torna sempre in voga. Stavolta però non sono soltanto i cittadini comuni a farlo. A “sconsigliare” la realizzazione di questo impianto è anche un esimio ricercatore partenopeo, Luigi Nicolais, presidente del Cnr, professore di Tecnologie dei polimeri con oltre 350 pubblicazioni scientifiche all’attivo, che ha rilasciato una lunga intervista al Mattino in merito all’argomento. Il pensiero di Nicolais è così sintetizzabile: secondo il professore, è preferibile abitare vicino a un termovalorizzatore, ma solo se ben gestito (!), piuttosto che nei pressi di un impianto di compostaggio. Nicolais parla di un impatto “visivo e olfattivo non trascurabile”, dovuto più che altro alle dimensioni dell’impianto di Scampia (33mila metri quadri che si estendono alle spalle dell’isola ecologica di viale della Resistenza), che sarebbe, secondo il professore, un danno ben peggiore degli eventuali fumi tossici e della eventuale diossina che potrebbero essere emanati da un termovalorizzatore malfunzionante.
La soluzione? Impianti di termovalorizzazione controllati (con continue analisi dell’aria, delle emissioni e delle temperature di combustione dei rifiuti trattati nel termovalorizzatore) e impianti di compostaggio più piccoli. Non perché siano nocivi (il compost non lo è), ma perché, a estensioni troppo ampie, potrebbero avere “un impatto sull’olfatto assai sgradevole”. Dopo aver letto questo articolo che idea vi siete fatti sull’impianto di compostaggio di Scampia? Lasciateci un commento qui sotto o sulla nostra pagina Facebook.
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