Durante le mie accidentali ma benefiche incursioni notturne su internet, spesso mi ritrovo a seguire, imprudente, la linea frastagliata dei miei pensieri e delle mie curiosità. Trovo, confesso, senza imbarazzo molte oscenità ma anche tanto di sorprendente.
Ho incontrato ad esempio l’artista napoletano maestro fotografo Marco Maraviglia
… GLI EPIGONI DI PICASSO
Nessuna agiografia di Marco Maraviglia pur essendo un maestro dell’immaginale. Tuttavia, della sua arte c’è da credere che qualcosa – anche molto – ha a che “vedere” con la città.
E’ moda dire che i talenti – come quelli dei Nobel – sono tali perché le doti sono spontanee. In questi giorni si è raccontato, ad esempio, quelli di Massimo Troisi.
Ma un talento, un genio non nasce per caso.
Nel 2010 il Manuale dell’Università di Cambridge della Perizia e dell’Eccellenza, dichiarò che le capacità dei geni, non sono un dono innato ma il frutto di combinazione di doti personali, istruzione, contesto ambientale e sociale e tanto ostinato lavoro.
Non dico che Marco Maraviglia sia necessariamente un genio ma è certo che sia napoletano …vabbè!
Mario Martone regista teatrale, nel 1992 realizzò un bellissimo film: “ Morte di un matematico napoletano” che racconta di Renato Caccioppoli, un geniale matematico napoletano suicida.
I fatti sono spalmati tra scene d’interni, vicoli, palazzi antichi, scale barocche ma nessuno dei teatri urbani ha davvero un nesso semantico con la narrazione. Tutto è reso per luci, per piani lunghi e improvvise oscurità come se tutto fosse sospeso tra coma ipnotico e realtà, tra sonno e tangibile coscienza. I luoghi si susseguono prescindendo dal senso recitato però tutto funziona nella definizione organica compiuta.
Anche i film di Troisi hanno titoli senza alcuna precisa relazione coi contenuti: “Scusate il ritardo”, “Ricomincio da tre”, “Pensavo fosse amore… invece era un calesse”, et cetera.
Insomma, la sua ironia spiazzante, le sue battute, s’accordavano man mano per costruire la definitiva percezione scenica ed estetica. Tutto s’aggiungeva di seguito come quando si va incontro alla vita e della quale non si ha consapevolezza.
Marco Maraviglia non precostituisce immagini ma le utilizza solo quando è sul set della sua camera oscura.
L’operazione artistica di Maraviglia si realizza, ideando strutture a “trappola” che catturano scatti della sua città riutilizzati e sistemati ad incastro con altre non razionalmente connesse: scorci, monumenti storici e d’arte e qualsiasi forma multi-iconica dei suoi luoghi e, dunque, riconoscibile per buona parte almeno dei napoletani.
Realizza, allora, una sorta di tessuto visionario, in parte didascalico con cui congettura una diversa organizzazione prospettica della realtà urbana…una nuova città, forse ideale o forse solo espressione fantastica di una propria smania emozionale.
Di primo acchito parrebbe appartenere alla tecnica – oggi, praticamente estinta – del “collage” dei primi anni del ‘900, (per intenderci quelli delle avanguardie artistiche). Un linguaggio che in Marco Maraviglia invero pare molto distante perché non incolla nulla nelle sue opere bensì compone, orchestra, organizza, riprogetta frammenti di effettivi, tangibili visioni di bello accreditato e già esistenti nei luogo di appartenenza.
Il fenomeno Maraviglia sorge dal suo excursus tra le apodittiche analogie con l’arte del realismo onirico del novecento, dei “papier collé ”, delle creatività informali, de-strutturiste di Cezanne, di Picasso, delle ricerche strutturali cubiste, delle incursioni dadaiste e futuriste, dello stesso Georges Braque vero iniziatore delle indagini sull’oggettivismo formale e sociale della modernità.
La pratica di frammentare e ricomporre la realtà è quella dell’essere e del suo riscatto.
E’ quello anche della società che tende a trasformarsi proprio attraverso l’annullamento delle unitarietà della materia come dell’io. Occorre, quindi, riordinare, riorganizzare la concordia tra le parti di un corpo, riscrivere il racconto della dispersione delle abilità dell’esistere delle cose e il tentativo di riaccumulare energie rivitalizzanti per ricominciare… risorgere.
Marco Maraviglia – fotografo professionista e free-lance per numerose riviste, ha conseguito la laurea triennale del corso di “Graphic Design” presso l’Accademia di Belle Arti di napoli (2011) e da allora ha partecipato a numerose mostre personali e collettive, creato per l’Associazione Photo Polis, il primo book-sharing, una biblioteca condivisa in rete, ha ideato un’infinità di progetti e ha conseguito numerosi premi e riconoscimenti per il suo lavoro.
Bruno Pappalardo – Architetto, artista, critico d’arte, docente