Sabato 16 Marzo la chiesa di Santa Maria del Soccorso all’Arenella ha ospitato il ricordo di Elisa Cariota, anziana conosciuta dalla Comunità di Sant’Egidio nel Novembre del 1992 alla Stazione Centrale di Napoli, dove viveva l’ultimo faticoso tratto di una vita vissuta per strada per circa trenta anni.
Racconta Luca: “Alla stazione tutti conoscevano e volevano bene a Elisa, con le sue stranezze e la sua simpatia. Lei amava le feste. Desiderava tanto una casa e spesso ci invitava all’inaugurazione della sua nuova casa, ci parlava di canti, balli, un pianoforte a coda e tanto spumante: “Quando avrò la casa, faremo una bella chiassata!”.
Dalla sua morte nel febbraio1997, ogni anno si fa memoria -in una celebrazione liturgica- di Elisa e di tutti gli amici che vivevano nella strada e che sono morti in questi nni (32 in Campania solo nel 2023).
Nella affollata chiesa del Vomero si sentono risuonare i nomi degli amici homeless che hanno perso la vita nella zona collinare negli ultimi anni: Ferid, Tobia, Francesco, Nicholas, Maria e tanti altri. Per ogni nome in tanti, accompagnati dal sottofondo di un canto incessante,accendono una candela davanti all’icona di Maria Madre della Misericordia incoronata di fiori, perché nessuno sia dimenticato, anzi per ricordarli per sempre come fratelli.
Tra questi, tanti i clochard presenti per ricordare Elisa, che loro chiamano “Sant’Elisa”, come fosse loro patrona e protettrice. Alcuni di loro sono stati amici e compagni di strada di quelli per i quali adesso accendono una candela. Spiega commossa Pina: “Oggi è una bellissima occasione che ci dà consolazione e speranza perché, la solitudine, l’abbandono, la morte non sono l’ultima parola, perché la vita di ciascuno di noi è amata da Dio e non sarà mai dimenticata”. Gli fa eco l’amica Pina che da tanti anni la va stabilmente a trovare e che ora le siede vicino:” Per noi la memoria è un monito a non dimenticare i poveri e proteggere la loro vita, tanto fragile e esposta alle avversità. La nostra sfida è proprio rompere l’isolamento e ridare dignità ad ognuno di loro”
Su una panca un foglietto con la foto di Elisa che accarezza un giovane amico africano recita: ”La nostra presenza qui vuole essere anche un segno di amicizia e di protezione nei confronti di tutti coloro che in questa città vivono una condizione difficile, senza casa e senza affetti”.
A Napoli sono tanti tra senza fissa dimora, nuovi poveri e intere famiglie, le vittime dell’inaccoglienza, del freddo, dell’indigenza, degli stenti e delle malattie, in un contesto urbano in cui sempre più aumentano la povertà e le condizioni di isolamento. Una condizione che necessiterebbe di maggiori strutture di accoglienza diurna e notturna (solo 400 posti letto disponibili in città per circa 2000 senza dimora) e soprattutto di una maggiore solidarietà da parte di ognuno, in particolare verso chi vive in strada.
Per le persone di Sant’Egidio infatti è proprio l’amicizia che aiuta a vivere.
Lo si comprende plasticamente subito dopo la celebrazione liturgica, nel pranzo apparecchiato con i senza dimora nella vicina Casa dell’Amicizia. Un clima di amicizia familiare e festosa: ottimo cibo preparato da ristoranti ed amici, condito da sorrisi, canti e gioia contagiosa. Tanti “grazie” da chi è seduto a tavola e da chi ha servito.
Raffaele, ottantaquattrenne che da qualche anno ha lasciato la strada per vivere finalmente in una casa, spiega sorridendo “Vedi? E’ quando siamo insieme che siamo forti, perché così possiamo aiutare anche gli altri. Come oggi, qui”