Domenica 12 Gennaio 2020 ore 11:00 presso il Bar la Piazzetta, Via Giorgio Vasari 116, Baia Verde, Castel Volturno, inaugurazione della mostra collettiva “LUCE”. L’evento espositivo in continuo divenire si aprirà con la mostra personale del fotografo della luce Arnaldo Taddei, impreziosita dalle opere di luce di Gustavo Delugan e la Pittoscultura Braille di Silvio Fusco.
“da Arnaldo ad Arnaldo… di piazzetta in piazzetta”.
Dopo l’esposizione “Arquitetura da cor” del pittore brasiliano Arnaldo Garcez che dal 21 ottobre ha fatto compagnia ai frequentatori del Bar La Piazzetta, ecco una nuova esposizione, stavolta fotografica, che arricchisce le pareti del caffè letterario la cui sede si trova in uno snodo cruciale della località Baia Verde, frazione di Castel Volturno.
Si tratta di “LucEssenze” la personale del fotografo napoletano, residente a Copenaghen, Arnaldo Taddei che in analogia all’Arnaldo brasiliano viene da una esposizione tenutasi da luglio a settembre del 2019 a Napoli in Casina Pompeiana.
E, come Garcez, anche Taddei dopo l’esperienza castellana volerà di piazzetta in piazzetta esponendo dopo la metà di gennaio nella sede di Ritmarte Lab in Piazzetta Ascensione a Napoli dove già Arnaldo Garcez fu protagonista per un lungo periodo con i suoi vivaci dipinti espressionisti. Dipinti che in questi giorni si possono ammirare nel ristorante “da Attilio” sempre a Baia Verde di Castel Volturno dove oltre alla ottima cucina dello chef Rino Zagarella si possono gustare le innovative pizze del maestro pizzaiolo Antonio Zagarella, degno erede della tradizione culinaria del papà.
Ad arricchire l’esposizione anche le opere di luce di Gustavo Delugan e le pittosculture braille di Silvio Fusco.
Un evento nato dalla collaborazione fra Magazine Informare e Bar La Piazzetta che, nel luogo che custodisce gli ultimi istanti di vita della grande Miriam Makeba, l’artista africana simbolo della lotta contro la discriminazione, vedrà anche la presentazione del libro “Aghi” di Ornella Esposito.
Deborah Di Bernardo, Daniela Marra e Marco Cutillo ci accompagneranno dalle 11:00 nella scoperta del mondo artistico dei singoli protagonisti.
A sottolineare i vari passaggi della mattinata, le musiche di Luigi Scialdone, musicista e compositore di colonne sonore (L’arte della felicità, Gatta Cenerentola), candidato nel 2019 ai David di Donatello attualmente componente dei Foja e dei Fitness forever che vanta numerose collaborazioni artistiche tra cui quella con il noto musicista Erlend Oye (del duo Kings of Convenience) e di Ciro Formisano, che con la sua Siro’s band, propone uno stile musicale le cui origine sono la musica popolare napoletana dell’area vesuviana, e le parole del libro magistralmente interpretate da Maria Gabriella Tiné, attrice che fa della gradevolezza della narrazione la sua missione attoriale.
Nascono spontanee due domande: Perché Castel Volturno? E perché il Bar La Piazzetta?
Alla seconda domanda abbiamo di fatto già risposto. Gli ultimi respiri di vita di una icona del XIX° secolo, che ha fatto dell’integrazione la sua ragione di vita, rappresentano un anelito di speranza per il superamento delle barriere sociali e culturali che a Castel Volturno sono maggiormente evidenti proprio per la genesi della nuova realtà urbanistica.
Per rispondere alla prima, invece, è necessario fare una premessa. Il neologismo non luogo (dal francese non-lieu introdotto dall’antropologo francese Marc Augé nel 1992) definisce due concetti complementari ma distinti: da una parte quegli spazi costruiti per un fine ben specifico (solitamente di trasporto, transito, commercio, tempo libero e svago) e dall’altra il rapporto che viene a crearsi fra gli individui e quegli stessi spazi.
Quindi tutti quegli spazi che hanno la prerogativa di non essere identitari, relazionali e storici. Spazi in cui milioni di individualità si incrociano senza entrare in relazione, sospinti o dal desiderio frenetico di consumare o di accelerare le operazioni quotidiane o come porta di accesso a un cambiamento (reale o simbolico). Castel Volturno, per la sua storia recente, potrebbe perfettamente identificarsi in un non luogo. Alla piccola antica cittadina contadina si sono aggiunti negli anni corpi estranei prima dedicati al turismo poi divenuti rioni periferici abitati da tanti nuovi residenti con culture, identità, interessi completamente differenti e slegati gli uni dagli altri.
E quindi l’idea di organizzare manifestazioni come questa per determinare una nuova identità culturale attorno alla quale tutti i “differenti” abitanti di questa nuova realtà multirazziale possano trovare un punto di congiungimento.
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